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Coronavirus: vinta la prima battaglia

Dietro la bella notizia del picco raggiunto, c’è quella brutta che non è finita qui e che dobbiamo capire come muoverci tutti assieme

7 aprile 2020
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Picco superato, ora si comincia a scendere’. Parole ossigenanti che un po’ tutti ci siamo sognati di udire quanto prima sulla bocca dei capitani nella bufera del coronavirus. Parole giunte ieri che fanno bene, perché dimostrano che i sacrifici compiuti in queste settimane non sono stati vani. Il pensiero va soprattutto a chi ha vissuto lutti in famiglia e a chi ha lavorato al fronte sanitario. Ma anche a chi è semplicemente rimasto in casa, o è uscito solo per bisogni essenziali, mantenendo le distanze e adottando le misure di igiene personali richieste, ed ha così fatto la propria (piccola/grande) parte, come del resto la sta facendo l’economia praticamente ferma ai box. Perché prima viene la vita.

Il nemico invisibile c'è ancora

Il picco alle spalle: questa dunque la notizia positiva (e tanto attesa) nella comunicazione fatta dai medici Merlani e Ferrari. Alle rondini, che avevamo intravisto, ne sono quindi seguite altre e la primavera comincia a ripartire. O, almeno, così ci auguriamo possa veramente essere, visto che, annunciata la buona novella, i medici hanno comunque subito spiegato che il nemico invisibile continua ad aggirarsi fra di noi e che non ce ne libereremo facilmente. Lo avevamo già intuito seguendo le cronache dalla Cina, sempre che quel Paese la racconti poi tutta giusta...

Seconda fase

Stiamo dunque per passare alla seconda fase della pandemia e dobbiamo imparare a convivere col Covid-19, in discesa, ma sempre presente. Sta ora al Consiglio di Stato dire in concreto come si potranno allentare le misure draconiane che sono state giustamente adottate, continuando comunque a tener d’occhio la famigerata curva dei contagi nelle prossime settimane e mesi. Insomma, dietro la bella notizia del picco raggiunto, c’è quella brutta che non è finita qui e che dobbiamo capire come muoverci tutti assieme, ricominciando a fare quello che facevamo ma un passo alla volta. Su cosa potremo tornare a fare e quando, per ora non c’è ancora nessuna risposta/indicazione da parte delle autorità politiche. Nemmeno da parte del consigliere di Stato Manuele Bertoli, presente ieri in conferenza stampa per quanto riguarda la scuola. Il ministro dell’Educazione ha lodato docenti, direzioni, allievi e genitori per come hanno gestito l’emergenza formativa con la scuola a distanza. Quando gli è però stato chiesto, per esempio, se i nostri giovani, dopo il 19 di aprile, torneranno in classe tutti insieme o a gruppetti, non ha fornito risposte. Quello che abbiamo capito è che il ritorno alla ‘normalità’, con questo termine fra virgolette, sarà in ogni caso lentissimo, perché non ci sarà un dopo simile al prima, a meno che non si scopra un vaccino. Abbiamo anche capito che le regole che abbiamo imparato (distanze sociali e igiene) resteranno sacrosante. Attendiamo, quindi, che il governo ci comunichi quali passettini saranno autorizzati per ripristinare la ‘normalità’: ovvero, come riavviare il motore dell’economia, della formazione, dell’uso del tempo libero, dei trasporti, insomma di tutto quello che è stato rallentato o fermato nelle scorse settimane. Speriamo vivamente che lo si chiarisca e comunichi a breve, altrimenti forte è il rischio che ciascuno inizi a rilassarsi e faccia di testa propria. Ed è proprio quello che si deve evitare. La prima battaglia è vinta, ma la guerra al virus non ancora.

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