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A Berna capiteci, qui è durissima!

Virus: il Ticino farà anche questa volta da apripista e fa bene a tirare diritto

24 marzo 2020
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È il momento dell’unità. Solo uniti ce la faremo. Siamo certi che Bellinzona e Berna riusciranno a trovare al più presto la quadratura del cerchio sulla chiusura delle attività voluta dall’esecutivo presieduto da Christian Vitta. Una misura adottata scavalcando le competenze federali in giorni di massima pressione sul settore sanitario a Sud delle Alpi. Una pressione che ha portato alla chiusura di tutte le attività economiche non indispensabili e ha imposto agli anziani over 65 di non uscire di casa a fare la spesa.

Finestra di crisi

Ieri gli alti funzionari federali hanno fatto notare che il Ticino sta ‘disobbedendo’ e che tali scelte sono di competenza della Confederazione e non dei Cantoni. Ma abbiamo altresì notato che in conferenza stampa gli stessi alti funzionari hanno lasciato intendere che la rovente palla è nel campo del Consiglio federale. Governo che potrebbe aprire nella legge una ‘finestra di crisi’, ovvero accogliere un’eccezione. O forse due: anche altri sono dissidenti. Di fatto le competenze sono della Confederazione e, se non è Berna a decretare la misura generalizzata di chiusura, si pongono problemi sul fronte dell’assunzione dei costi delle imprese rimaste ferme. Un problema economico non da poco e che di sicuro il Ticino non può assumersi da solo.

Soluzioni celeri

Ma sappiamo che in questi giorni – anche a colpi di decreti urgenti del Consiglio federale – le soluzioni sono state trovate abbastanza celermente. Esempio: l’estensione della legge sul lavoro ridotto anche agli indipendenti. Poi sappiamo anche che Christian Vitta è un abile tessitore di consensi e nel fine settimana si è mosso per fermare l’economia (tranne quella essenziale) con l’accordo di sindacati e padronato, non senza informare la presidente della Confederazione Sommaruga di una situazione del tutto eccezionale che richiede anche misure eccezionali. In ogni caso, sappiamo che il nostro cantone ha già fatto da apripista rispetto al resto del Paese.

Tempo dell'unità e priorità alla salute

Lo ripetiamo: questo è il tempo dell’unità e della massima priorità alla salute della popolazione; davanti all’attuale curva ascendente, la lotta senza quartiere al virus si può fare soltanto con misure fortissime e col consenso (e la comprensione) dell’opinione pubblica. Passati i giorni di leggerezza da parte di molti, quando si pensava piuttosto a divertirsi a Carnevale, non volendo vedere o sottovalutando l’emergenza in Lombardia, il consenso e la comprensione qui al Sud delle Alpi ci sono. Chi governa fa il suo lavoro e chi informa pure. La gente è cosciente e capisce: a mali estremi, estremi rimedi… La Svizzera interna finora non vive un inferno come il nostro, ma abbiamo la certezza che a Palazzo federale chi deve decidere sappia benissimo di cosa è capace questo flagello e come avanza. E sappia anche che, prima si corre ai ripari a Sud, più tempo si guadagnerà (forse) Oltregottardo. Tempo guadagnato che – per intenderci e ormai ci capiamo – significa vite umane salvate.

Vincere la prima battaglia

Intanto è importante che ciascuno di noi continui a fare la propria parte: starsene a casa e azzerare i contatti con le persone esterne al proprio nucleo familiare. Più rigorosi saremo, meno durerà questa fase e anche l’economia reale potrà rimettersi in moto nell’interesse di tutti. Sicuro è comunque già che ci attenderà un autunno molto duro. Ma ora l’obiettivo è vincere la prima battaglia.

 

 

 

 

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