Commento

Virus: a casa! È una questione di coscienza

Lo ripetiamo fino alla noia: ciascuno di noi, se vuole uscire ancora, resti a casa: ora! Dimostrerà così di essere solidale con gli altri concittadini e con le altre generazioni

20 marzo 2020
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Non lo nego, mi ha fatto un certo effetto seguire in un giorno di festa, solitamente placido e tranquillo, ben due conferenze stampa parallele sull’emergenza coronavirus. Una a Berna e l’altra a Bellinzona, dove il ministro dell’Interno Alain Berset, accanto al presidente del governo Christian Vitta, era fisicamente presente per far sentire al Ticino martoriato dal flagello la vicinanza della Confederazione. Scrivo queste righe da una redazione quasi deserta e, mentre lo faccio, il surreale silenzio è rotto solo dalle sirene di qualche ambulanza.

Emergenza nella fase più critica

L’emergenza è entrata nella fase più critica e non solo per via del continuo aumento dei contagi e dei morti (intanto sul sito diamo notizia che il numero di vittime in Italia ha superato quelle della Cina!), ma anche perché per la prima volta si è pubblicamente ipotizzata la prossima saturazione dei posti in terapia intensiva. A questo drammatico punto, cari lettori, è vitale per la nostra comunità che ciascuno dia il proprio contributo per ridurre la potenza dell’imminente picco che potrebbe far saltare il sistema sanitario ticinese. Non stiamo esagerando, è la cruda verità.

Cosa posso fare?

E in che modo ognuno di noi può fare qualcosa per evitare lo scoppio? Stando a casa, così che in questi giorni di festa i contatti esterni vengano limitati al massimo dando una boccata d’ossigeno al sistema. Ciascuno faccia quindi vita il più possibile appartata, senza entrare in contatto con altri. Ne va di molte vite ed è – come ha ben detto una giornalista ai microfoni della Rsi – una questione di coscienza.

Anche il ministro dell’interno Berset è stato chiaro: in Ticino siamo stati (purtroppo) pionieri nella lotta al covid-19 (riorganizzando le cure, chiudendo scuole e taluni commerci, proponendo alcune misure di sostegno all’economia), ma la battaglia sarà dura e lunga. Per questo è venuto ad assicurarci la solidarietà confederale e intercantonale. Quante volte si sentono principi altisonanti che farciscono soprattutto i discorsi del Primo d’Agosto? Ecco, in un momento tanto grave quelle parole devono diventare fatti concreti.

Crisi sanitaria, economica e sociale

L’esercito è pronto a intervenire e Berna è pronta a dare una mano con misure concrete per fronteggiare la peggiore crisi (recessione) dalla fine della Seconda guerra mondiale. Oggi il ministro Guy Parmelin annuncerà il piano e si vedrà. L’incredibile realtà è che in pochissimo tempo siamo piombati in una crisi sanitaria, economica e anche di società senza precedenti. E l’impatto – lo stesso Berset ne ha accennato – sarà anche di natura sociale, perché il ritmo di marcia che avevamo prima verosimilmente non sarà più sostenibile. Detto altrimenti: stiamo ormai comprendendo la vera portata di questa battuta d’arresto (del sistema) tanto improvvisa quanto violenta e lacerante. Oggi dunque il governo federale presenterà la medicina da cavallo per aiutare l’economia in ginocchio. Anche il cantone sta facendo il suo, con Vitta che ha annunciato impegni accresciuti da parte di BancaStato. Ma – ma lo ripetiamo fino alla noia – ciascuno di noi, se vuole uscire ancora, resti a casa: ora! Dimostrerà così di essere solidale con gli altri concittadini e con le altre generazioni. Soltanto in questo modo, seppur fra mille difficoltà (ormai lo abbiamo capito), potremo venirne fuori.

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