Commento

Capra, capra, capra (il mesto tramonto di un critico d'arte)

Nell'Italia che con dignità affronta un'ora ancor più buia e raccoglie la solidarietà ticinese, il virus non è un microrganismo, ma un 68enne a rischio polmonite

'Non preoccupatevi, tra 15 giorni sarà finito tutto' (Ti-Press)
12 marzo 2020
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“Ciao Marghe, lavoro in fiduciaria. Che noia sentir parlare tutti i giorni del coronavirus!”. La Marghe legge da Radio Ticino i messaggi di tutti, anche di quelli che l’epidemia è una gran rottura di scatole. La Marghe, alla fiduciaria (come si chiama una persona che lavora in una fiduciaria? Fiducista? Fiduciosa?) spiega che sì, siamo tutti stressati, ma da brava speaker riassume le regole anti-coronavirus (invece di mandarla a quel paese. Brava Marghe). La fiduciosa, di tutta la sua noia, se ne farà una ragione con le nuove norme giunte ieri dall’alto a cambiare ancora un po’, anche qui come in Italia, le abitudini di ognuno di noi. Ma i ticinesi fiduciosi sono altri: due belle pagine facebook – ‘AiuTIamoci CV’ e ‘C’è posto per te’, che speriamo virali come il virus – mostrano il meglio della solidarietà locale. Letti, stanze, appartamenti o l’intero chalet “anche solo per farsi una passeggiata nel bosco” offerti al personale ospedaliero frontaliero sono da groppone in gola. Come il post di Tiziana, una per tutti, “Questa è la comunità che amo. Grazie”, rubando le parole al presidente italiano Conte (“Siamo parte della medesima comunità”), che in serata dà un altro giro di vite a una nazione che con dignità affronta un’ora ancor più buia.

L’Italia, nel frattempo, paese che paga a caro prezzo dieci anni di tagli alla sanità e ancora riceve consigli da chi ha tagliato, tira fuori l’arma segreta: la solidarietà. Ci mettono del loro tutti, anche gli artisti: Andrea Bocelli ci perdonerà se l’Oscar per la tenerezza lo vince Frank Matano, che al telefono fa il cruciverba con una coppia di anziani scelta a caso dalla guida telefonica (“Era per stare un po’ insieme a voi”). L’emergenza ci fa rivalutare strane categorie come l’influencer, e che si tratti di un lavoro oppure no – c’è chi non s’ammazza di lavoro e arriva alla fine del mese: vogliamo davvero fargliene una colpa? – in questo momento importa solo che la signora e il signor Ferragni hanno raccolto 3 milioni di euro in un giorno. L’Italia dà il meglio di sé anche (finalmente) in fatto di tifoserie: i bergamaschi tutti a casa nel momento più alto della storia sportiva di una città – i quarti di finale di Champions appena conquistati dall’Atalanta – valgono una Champions.

È per questo motivo che così come si denunciano i due parmensi in fuga verso la Spagna, così come si getta la sacrosanta croce su chi scappa dalla zona rossa per finire nella zona rossa, così come su YouTube si oscurano i capezzoli della venere del Botticelli, è il caso che qualcuno oscuri il 68enne critico d’arte e deputato della Repubblica il cui delirio negazionista sta lì da due giorni a dar voce alla teoria che “è solo un’influenza”, e a conferire indiretta dignità alla blogger con labbra a canotto per la quale “quando ne morirà uno tra i 20 e i 40 anni, allora mi preoccuperò”. Non è tanto l’invito del critico d’arte a dedicarci tutti alla visione di un film porno a lasciare sgomenti, azione che per alleggerire la tensione potrebbe anche tornare utile (almeno ai single); a colpire è quell’“alzatevi, andate in giro, andate a Codogno, andate a vedere”. Ecco: quando tutto sarà finito, quando infermieri, intensivisti e tutti coloro che in Italia stanno riscrivendo il concetto di carità – e che al critico d’arte, in età da polmonite, potrebbero presto cacciare un tubo in gola –, quando tutto sarà finito, dicevamo, se qualcuno vorrà ancora invitarlo in Ticino si ricordi di Vittorio Sgarbi quando il 10 marzo diceva: “Non preoccupatevi, tra 15 giorni sarà tutto finito”.

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