Commento

Viviamo in un mondo farlocco

Tre fatti di attualità non eccezionali lo dimostrano con un denominatore comune: sono nutriti di paradossi che diventano normalità

Per il periodo invernale senza neve ora ci sono gli elicotteri innevatori (Ti-Press)
25 febbraio 2020
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Viviamo in un mondo farlocco. Se accostiamo tre fatti di attualità ne avremo una dimostrazione impressionante. Hanno denominatori comuni. Sono nutriti di paradossi (comportamenti fuori dalla logica comune) che diventano normalità. Non sono eccezionali, ma conseguenza di un sistema economico-politico che si offre giustificazioni apparentemente razionali, senza alternative.

1) Periodo invernale, mancanza di neve, colpa del clima. Una delle pretese dell’economia (e della finanza) è quella di abolire il rischio, anche quello naturale. Si ricorre ai cannoni da neve. C’è chi, in rinomate stazioni sciistiche (francesi), è passato oltre e ricorre all’elicottero che riversa, prese dalle vette, 50 tonnellate di neve al colpo. Un’aberrazione, chi può negarlo? Ecco allora la giustificazione: il costo è sui seimila franchi, ma “in termini di ristorno sull’investimento moltiplichiamo per dieci”. Spendi uno, guadagni dieci e fai lavorare. Chi può essere contrario? Le obiezioni di inquinamento ambientale e fonico sono annientate. Il nucleo del problema è però un altro. Sta nell’economia che ha contribuito a creare il problema (clima) e per risolverlo, monetizza ancora la natura, giustificandosi e ricattando la politica (zone di montagna, lavoro, investimenti ecc.). C’è quindi da scommettere che gli elicotteri innevatori arriveranno presto anche da noi in nome della crescita. L’economia non dà scampo.

2) Da cinque anni i tassi di interesse ruotano attorno allo zero. In Svizzera lo si fa per tenere calmo il franco, favorire le esportazioni. Favorendo però anche la speculazione finanziaria e alimentando la bolla immobiliare. In tutta Europa per dare spinta alla crescita anemica. Capita che la maggiore impresa mondiale del lusso e dei cosmetici (Lvhm, cifra d’affari 54 miliardi di euro, profitti 7 miliardi), del plurimiliardario francese Arnault, vuole 9,3 miliardi di euro per comprarsi la famosa gioielleria americana Tiffany. È uno dei più giganteschi prestiti sinora consentiti nella zona euro. A calcoli fatti (dal giornale economico Les Echos) il costo medio di quel prestito sarà pari allo 0,05 per cento annuo. Un tempo si diceva: si presta solo ai ricchi. Oggi: si dona solo ai ricchi. Anche con le tasse.

3) È arrivato su posta elettronica un avvertimento sui rischi di sicurezza sempre più elevati per le imprese svizzere causati da ransomware (Melani Newsletter). Criminali sconosciuti criptano e mettono a soqquadro i sistemi delle aziende e, ricattando, chiedono anche milioni. È la “cyberguerra”, la forma di tutti i conflitti prossimi venturi. Per far fronte ai cybercriminali le imprese devono sempre più assumere cyberesperti, con costi enormi; difendersi dagli attacchi e salvaguardare gestione, proprietà, brevetti, produzione, concorrenza; far fronte alla criminalità finanziaria o commerciale attrezzandosi e spendendo in apparati giuridici o in amministrazioni fiscali altamente qualificati. È l’economia a somma zero o che mangia se stessa. Ne va di mezzo la mitica produttività, criterio vitale per l’economia, ritenuta l’attitudine a conseguire un risultato superiore ai mezzi impiegati (capitale, lavoro, manodopera, energia, edifici ecc.).
Se questo non è un mondo farlocco…

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