Commento

2020, l’anno della rivoluzione?

L’onda rosa, come riferisce un’ interessante analisi di ‘Der Spiegel’, non sarà un fenomeno effimero e preannuncia un duraturo mutamento di rotta

3 febbraio 2020
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No, molto probabilmente né Elizabeth Warren né Amy Klobuchar ce la faranno a salire sul più alto gradino del podio delle primarie dell’Iowa. I sondaggi danno favoriti, per questa prima tappa del lungo percorso di selezione all’interno del Partito Democratico, i loro più attempati antagonisti Bernie Sanders e Joe Biden. Eppure sia la senatrice progressista del Massachusetts sia la centrista senatrice del Minnesota hanno tutte le carte in regola per sfidare Donald Trump il prossimo mese di novembre, con buone possibilità – così indica la mitragliata di rilevamenti demoscopici – di rispedirlo da Washington a New York. Non per nulla, rompendo con la lunga tradizione dell’“endorsement” di un solo candidato, il ‘New York Times’ ha deciso di appoggiare entrambe le candidature. La “gray lady”, così viene battezzato il più influente giornale del mondo, sottolinea la solidità, la preparazione, l’integrità, il talento oratorio delle due candidate. La loro vittoria nelle primarie democratiche coronerebbe quella forte spinta alla parità nell’ambito politico che subì una forte frenata quattro anni fa quando, malgrado il netto successo nel voto popolare (3 milioni di voti in più di Trump), Hillary Clinton perse quella che doveva essere, considerando l’infima caratura dell’avversario repubblicano, la più facile delle vittorie. La strada della parità è lastricata di insidie e a volte anche di retorica: la Clinton non venne necessariamente bocciata in quanto donna, ma in quanto appartenente a un clan inviso a buona parte del Paese. Oggi però a emergere sono soprattutto donne, spesso giovani, che promuovono visioni alternative. Come Aoc (Alexandria Ocasio-Cortez), 30 anni, deputata di New York, la più giovane tra i membri alla Camera dei rappresentanti, star progressista, l’unica a non aver votato il budget del governo, in segno di protesta per la politica anti-immigratoria. Aoc è già un’icona, calamita i giovani verso quella politica che avevano da tempo disertato e con la sua energia ha rilanciato la candidatura del suo mentore, l’anziano senatore del Vermont Bernie Sanders, capofila della corrente radicale del Democratic Party. L’onda rosa, come riferisce un’ interessante analisi di ‘Der Spiegel’, non sarà un fenomeno effimero e preannuncia un duraturo mutamento di rotta. Se sul proscenio mondiale appaiono attualmente molti grezzi arruffapopoli e grossolani demagoghi, non bisogna in effetti sottovalutare l’emergenza di donne, spesso giovani, portatrici di valori e di discorsi meno ruvidi e più articolati. Il settimanale tedesco ricorda in particolare Sanna Marin, premier finlandese, la più giovane capo di governo al mondo, o le sue omologhe danese e norvegese. I Paesi scandinavi indicano la strada: la Svezia conta il 47% di deputate in parlamento. L’onda lunga è approdata però anche in Nuova Zelanda con la premier Jacinda Ardern ammirevole dopo gli attentati di Christchurch, in Rwanda o in Bolivia dove il parlamento è ormai a maggioranza femminile. Tra i big, la Germania dà l’esempio, e non solo con Angela Merkel: il Ministero della difesa è passato da Ursula von der Leyen (ora alla presidenza della Commissione Ue) a un’altra donna, Annegret Kramp-Karrenbauer. Nell’anno di Greta Thunberg, sembra confermarsi l’ipotesi che la maggior presenza di donne sotto i riflettori porti anche un messaggio meno improntato ai muscoli dell’oratoria e più sensibile alla qualità della vita, alla protezione dell’ambiente e alla giustizia sociale. Una politica diversa non è certamente appannaggio delle donne, ma è indubbio che, a cominciare dagli Stati Uniti, l’attuale panorama dominato da un ruvido machismo è tutto fuorché una garanzia per le generazioni future.

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