Commento

Giorno della memoria: bisogna combattere l'indifferenza

La recrudescenza di atti di intolleranza e di antisemitismo è un segnale che deve preoccupare. 'Guai a dimostrarsi passivi, incuranti o disinteressati'

La porta di ingresso ad Auschwitz (Keystone)
27 gennaio 2020
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Perché lottare con tutte le forze per ricordare lo sterminio degli ebrei e tramandarne la memoria a chi dopo di noi verrà? Perché tornare al buio pesto della storia europea del Novecento, proprio ora che per questioni anagrafiche i testimoni diretti delle atrocità naziste ci stanno abbandonando? Perché quei fatti storici ci rammentano che superare limiti di disumanità ritenuti invalicabili è stato possibile. Che Auschwitz e ciò che il suo nome oggi simboleggia non sono dettagli della storia, ma la Storia.

Ricordiamo e strappiamo all’oblio per ragionare su ciò che è stato e per impegnarci affinché non avvenga mai più, ben sapendo che da allora in altre parti del mondo sono avvenute altre mattanze aventi come obiettivo ancora le pulizie etniche. Non è quindi impossibile che analoghe atrocità si rimanifestino in qualche altra forma, che nuove follie prendano i comandi. Del resto gli atti d’intolleranza e persino di antisemitismo – è questa la nostra impressione – sono tornati a fare cronaca con una certa frequenza. Segnali che non possono non preoccupare.

Il nostro invito è dunque quello di non essere mai indifferenti rispetto agli atti d’ingiustizia, a maggior ragione quando mossi dalla messa in discussione della dignità degli esseri umani e del principio sacrosanto di uguaglianza. Nel suo recente libro ('Una certa idea di giustizia') Dick Marty ha  scritto: "In un certo senso gli eventi accaduti all’inizio degli anni Trenta non mi sembrano poi così distanti dalla nostra realtà odierna"; e ancora: "La storia non si ripete, ma certe analogie sono sempre molto pericolose e bisogna temerle". Conveniamo: bisogna temerle. Ma per temerle bisogna conoscerle e riconoscerle.

Si potranno così intercettare per tempo le nefaste dinamiche che attizzano il fuoco del razzismo che può diventare incendio e anche inferno. Guai, perciò, a non porsi domande, a dimostrarsi passivi, impauriti o semplicemente disinteressati rispetto a quello che sta succedendo, magari perché non si è coinvolti in prima persona. Guai a guardare dall’altra parte perché intanto tocca altri e guai a dirsi: 'Intervenire? Ma chi me lo fa fare…'.

Ebbene in occasione della Giornata della memoria, che celebriamo oggi, nel nostro cantone abbiamo colto diverse pregiate occasioni di riflessione e sensibilizzazione realizzate in svariate forme. All’interno delle scuole (come abbiamo segnalato sull’edizione di sabato raccontando del lavoro svolto alle Medie di Barbengo); al Teatro Sociale di Bellinzona con una pièce teatrale; nei cinema di Bellinzona, Lugano e Locarno con la proiezione della docufiction ‘La casa di vetro’ di Aldo Sofia ed Enzo Pasotti, seguita poi da riflessioni con preziosi ospiti. E molto altro ancora. Lasciatecelo scrivere: questo, mentre tante candele di memoria diretta si spengono, è un buon segno.

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