Commento

Dobbiamo preoccuparci del coronavirus?

Per ora ascoltiamo con attenzione chi fornisce informazioni utili e non lasciamoci spaventare da chi potrebbe anche avere interesse a farci paura

23 gennaio 2020
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Dobbiamo preoccuparci del coronavirus? Certo che sì, ma… Ma dobbiamo farlo informandoci in modo corretto ed intelligente. E ciascuno deve farlo senza esagerare, mantenendo i piedi piantati per terra a seconda delle proprie competenze.

I primi a doversi preoccupare – e lo stanno facendo – sono le autorità sanitarie dei vari Paesi, a partire, in vero – dopo qualche tentennamento iniziale – da quelle cinesi. A Xi Jinping e compagni il compito di monitorare e circoscrivere il diffondersi del virus che, purtroppo, si manifesta in un periodo particolare. In queste settimane infatti in Cina milioni di persone si spostano per il loro Capodanno. Movimenti di massa che non facilitano di certo il compito dei ‘pompieri’ dell’epidemia chiamati a contenere i vari focolai.

Ma, siccome non è la prima volta che ci troviamo confrontati con allarmi sanitari planetari (Sars, aviaria…), sappiamo già più o meno cosa dobbiamo fare: prima di tutto capire bene di che si tratta, e poi capire – col trascorrere delle settimane e a causa della mobilità accresciuta – se il flagello ha davvero possibilità di arrivare anche da noi. E, comunque, sapere quali sono eventualmente le precauzioni da adottare nei contatti fra le persone. Tutte informazioni che le autorità, da quelle europee a quelle nazionali giù giù sino a quelle cantonali, stanno dando e daranno con maggior intensità se davvero dovesse esserci un qualche rischio di contagio (anche remoto) nel nostro Paese.

Raccomandazioni

Andando a memoria, nelle scorse emergenze – che non sono mai state tali – le raccomandazioni erano sempre le stesse: lavarsi sempre bene le mani, tossire o starnutire lontano dagli altri e possibilmente mettendosi il fazzoletto sulla bocca e sul naso, evitare gli assembramenti, in certi luoghi portare la mascherina.

È soprattutto una questione di responsabilità personale da tutti i punti di vista. Anche nel diffondere o nell’andare a ricercare informazioni. Oggi è facilissimo: basta un clic sul telefonino e la storia vera, ma che non può far testo o quella molto al limite, la si trova sempre. Se poi c’è in giro un nuovo virus e se l’emergenza ha preso avvio in un Paese che controlla a piacimento l’informazione, anche nascondendo massacri di piazza…

Capire e non cedere alla psicosi

Per tornare alla domanda iniziale, quindi: sì, dobbiamo preoccuparci per capire bene quello che sta succedendo, senza però cedere alla psicosi. Non tanto perché ne uccide di più la ‘normale’ influenza, quanto piuttosto perché abbiamo fiducia nelle nostre autorità sanitarie, che, già confrontate con altri allarmi simili, ci hanno sempre detto per tempo se e cosa fare.

Poi ci saranno sempre quelli che andranno a comperare questo o quel medicamento – ricordate il famoso Tamiflu al momento dell’aviaria? – facendo fare affaroni a case farmaceutiche e farmacie, anche se col senno di poi si rivelò inefficace.

Certo, ci sarà anche chi comincerà a fantasticare che se arriva questa o quell’emergenza è pronto a ritirarsi sui monti a fare vita da eremita finché tutto passerà. O ci sarà anche la volta che la pandemia arriverà per davvero.

Nessuno lo può escludere e, del resto, in questo mondo sempre più connesso e solcato da voli aerei cosa ci aspettavamo? Ma per ora ascoltiamo con attenzione chi fornisce informazioni utili e non lasciamoci spaventare da chi potrebbe anche avere interesse a spaventarci.

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