Commento

Non sarà Davos a farci stare meglio, ma...

Nella migliore delle ipotesi c'è sempre l'immagine da cartolina del nostro paese che se ne va in giro per il pianeta

21 gennaio 2020
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In queste ore parecchie rubriche online e non si occupano di Davos. Pare quasi che per i prossimi giorni sia praticamente impossibile ignorare il Forum.

In proposito mi ha incuriosito quella del sito di laRepubblica: a detta del responsabile di ‘Stazione futuro’ l’appuntamento è ‘appassionante e prevedibile… come una serie tv’. Con ironia scrive che ‘ogni anno c’è una sfilata di potenti (giusto!) che si danno rendez-vous nella scicchissima cittadina grigionese. E ogni anno c’è Oxfam (giusto, anche lei è arrivata puntualmente!) che ci ricorda come ‘i ricchi siano diventati sempre più ricchi’. Ovvero, ancora più ricchi dell’anno precedente, ‘quando erano già così assurdamente ricchi da indignarsi un po’ persino loro’. E pure una ‘rockstar ingrigita che gliele prova a cantare’ (confermiamo) e un ribelle, meglio se giovane, meglio se donna, che ci ricorda che ‘un altro mondo non solo è possibile, ma anche auspicabile se vogliamo avere un futuro’. Prima era la no global Naomi Klein, adesso Greta Thunberg. Il collega giornalista loda poi i tentativi, datati 2020, per favorire una tecnologia del bene.

Chi lo sa cosa è meglio o peggio?

Che dire? Che il ragionamento non fa una grinza. È anche legittimo chiedersi se la no global o la paladina d’ufficio del clima del momento non facciano in definitiva anche un po’ il gioco del gotha politico mondiale, accettando di venire invitate a Davos: siccome sei qui, di’ pure la tua, noi ti ascoltiamo o facciamo finta di farlo, così l’opinione pubblica ci trova più simpatici/umani, e poi tornatene buona buona a casa tua. Dopo l’immancabile applauso, che non costa nulla, taluni si diranno ‘bene, ora tu hai detto quello che volevi, adesso noi continuiamo a fare i nostri affari’. Insomma, meglio, molto meglio – per Davos e i grandi del mondo – permettere ai critici di fare il loro verso, che mettersi contro – poniamo – il fenomeno Thunberg. Per esempio vietandole l’accesso o confinandola in un albergo di second’ordine, cosa che le permetterebbe di farsi parecchia pubblicità.

Ecco, potrebbero essere questi i ragionamenti di chi gestisce il Forum. Ma chi lo sa cosa è meglio o peggio per chi non fa parte del cerchio magico dei burattinai?
È vero anche che, anno dopo anno, si ripresentano situazioni simili per chi come noi assiste anche un po’ distratto da fuori a quanto accade lassù. Anche i servizi dei mass media della Svizzera italiana si assomigliano un po’ tutti negli anni: Norman Gobbi che viene intervistato perché presta poliziotti ticinesi ai Grigioni (e che novità è?), lo spazio aereo sotto controllo (idem: notizia arcinota), l’uso dell’esercito e persino i chilometri di rete metallica utilizzati a Davos e via dicendo.

Incontrarsi e contare sino a cento

Ciò che è importante – e non è una banalità – è comunque che i signori del mondo abbiano un’occasione in più per incontrarsi e per guardarsi negli occhi. Passare qualche ora assieme potrebbe un domani in qualche momento di tensione massima portare qualcuno, anziché a schiacciare un bottone, a telefonare a quel capo di Stato che si è conosciuto magari proprio a Davos per riflettere ulteriormente e contare fino a cento. Per il resto ciascuno creda giustamente quello che vuole sul ruolo di Davos. Non sarà il Forum a farci stare meglio, ma almeno continuiamo a nutrire la speranza che possa avere anche solo un minimo effetto nel non farci stare peggio. E non da ultimo, ovviamente e molto concretamente, c’è sempre l’immagine da cartolina del nostro Paese che se ne va in giro per il pianeta.

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