Commento

Il Locarnese e pur si muove

La regione non aggregata riesce a crescere e ad avanzare verso uno sviluppo condiviso, ma il dibattito per un ‘matrimonio’ fra Città e Comuni rimane aperto

3 gennaio 2020
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Il 2019 è stato un anno un po’ sonnolento e avaro di grandi progetti per l’unica realtà urbana ticinese non ancora aggregata. Potrebbe essere questa l’impressione di chi ha osservato il Locarnese da fuori. Ma chi la regione sul Verbano la vive tutti i giorni potrà ribattere – con argomenti tangibili alla mano – che così non è.

Molto si muove e con un coordinamento per certi versi sorprendente. La Città polo e i Comuni della cintura stanno lavorando alacremente per farsi trovare pronti all’apertura della galleria di base del Ceneri nel dicembre 2020. Tradotto in progetti concreti: la stazione Ffs ristrutturata, strade risanate con corsie speciali per il trasporto pubblico, nuove fermate dei bus, ma anche piste riservate ai ciclisti e ai pedoni (la nuova passerella sul fiume Maggia è in fase di realizzazione). Si va verso una mobilità diversa che, nelle intenzioni, dovrà riuscire ad alleggerire il traffico sulle arterie più battute, in primis la strada che attraversa il piano di Magadino verso Bellinzona. A fare da direttore d’orchestra per questi progetti sono i Piani d’agglomerato di seconda e terza generazione, con linee guida cantonali.

Negli ultimi dodici mesi le autorità locali si sono concentrate anche su altre proposte, nate per migliorare la qualità di vita degli abitanti. E qui ci riferiamo in particolare alle aree verdi urbane, piccoli polmoni e luoghi d’incanto immersi negli abitati. Ascona, ad esempio, ha inaugurato il Parco dei Poeti rivisto e riqualificato, mentre Locarno sta progettando il Parco Balli nel cuore della Città Vecchia. Senza dimenticare il Parco Fontile a Minusio (una sorta di passeggiata fra terra e cielo) e gli ampi spazi che Losone ha deciso di riservare alla natura nel comparto dell’ex caserma.

Poi c’è il lago, risorsa turistica e per lo svago sul quale la regione intende puntare maggiormente. Tenero, ad esempio, ha potenziato la sua passeggiata sulle rive e Brissago sta valorizzando il lungolago. Gambarogno sta facendo passi avanti nella stessa direzione con la pianificazione. Senza dimenticare il passaggio di proprietà delle Isole di Brissago; il Cantone, a cui ora appartengono in esclusiva, investirà quasi quattro milioni di franchi per un restyling che comprende lavori di miglioria e un rilancio.

In Città si lavora pure per completare quella “via del cinema” che da Largo Zorzi arriva fino al Palazzetto ex Fevi, ridisegnando pure il futuro del comparto Palexpo. Mentre nelle valli, morto il progetto di Parco nazionale, si è passati ai Masterplan, con chiare linee guida per la promozione del territorio: in concreto, piccoli e grandi progetti sostenuti tramite la politica economica regionale.

Nessuno ha dormito nel 2019 sulle sponde del Verbano e la direzione dello sviluppo della regione – fra turismo, cultura, svago e qualità di vita – è data. Ciò detto, se qualche critica può essere mossa all’intero Locarnese, questa è sicuramente legata allo sviluppo edilizio che ai più pare decisamente eccessivo. Le autorità in qualche modo, soprattutto nei casi più eclatanti, cercano di metterci una pezza o di prevenire, come per il mega (nel senso di invasivo) resort sul Monte Brè: la Città, per tutelare la preziosa area montana, ha adottato – a furor di popolo – la “zona di pianificazione”.

Insomma, la regione non aggregata riesce a crescere e ad avanzare verso uno sviluppo condiviso. Ciò non significa comunque che il tema di un “matrimonio” fra Città polo e Comuni vicini sia da tenere chiuso ancora a lungo in fondo a un cassetto.

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