Commento

Alt ai TIR, lo smog ci toglie anni di vita e produttività

Ce n’è abbastanza per passare finalmente dalle parole ai fatti

8 ottobre 2019
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Le preoccupazioni per l’ambiente sempre più inquinato e per i cambiamenti climatici sono senza dubbio i temi forti della campagna elettorale per le federali. A decidere di imporli nell’agenda politica sono state le manifestazioni di piazza che hanno spinto centinaia di migliaia di giovani a sfilare per le strade e le piazze di mezzo mondo, compresi il viale della Stazione e piazza della Foca a Bellinzona e a Lugano in piazza Riforma. Azioni che ci hanno influenzato, a detta dei sondaggi, e hanno spinto alcuni partiti a darsi una riverniciatina di verde in vista del 20 ottobre. Tanto che, sotto la cupola federale, le ultime votazioni di fine legislatura sulla tassa sul CO2 hanno registrato un deciso consenso a favore della difesa dell’ambiente. Resta da verificare se le misure adottate dagli Stati non verranno poi annacquate dal nuovo parlamento.

Se però torniamo ora sul tema dell’ambiente è perché nei ‘Dibattiti in soffitta’ organizzati dal nostro giornale e pubblicati ieri sulle pagine de ‘laRegione’ e online – presenti Marina Carobbio (Ps), Greta Gisyn (Verdi) e Marco Chiesa (Udc) – abbiamo posto loro agli ospiti una domanda molto diretta e concreta: sareste disposti, quando sull’autostrada le Pm10 o l’ozono schizzano alle stelle e scatta l’80 all’ora, a bloccare i Tir che entrano in Ticino per attraversare semplicemente la Svizzera da nord a sud? Quei Tir che usano la nostra arteria autostradale, la consumano e scaricano nell’ambiente il loro inquinamento. Automezzi pesanti che varcano con molta facilità le Alpi, massiccio che ci siamo impegnati a proteggere, anche attraverso una riduzione massiccia (ancora da realizzare) dei transiti? La risposta di verdi e socialisti presenti al nostro dibattito è stata ovviamente positiva, ma anche l’Udc Chiesa si è mostrato possibilista. E questa è di per sé una buona notizia. Un po’ diversamente è invece andata nel secondo dibattito elettorale che renderemo noto in settimana.

Se insistiamo su questo tema non è solo perché quei Tir che abbiamo menzionato sono da ridurre al minimo soprattutto ora che abbiamo portato a regime l’Alp­Transit, costato a noi svizzeri miliardi e voluto proprio per trasferire il trasporto delle merci dalla gomma alla ferrovia. Se insistiamo è anche perché, e non ne avevamo dubbio, un recente studio dei professori filippini, Masiero e Steinbach (come ha reso noto ieri il servizio stampa dell’Usi) ha evidenziato l’impatto dell’inquinamento atmosferico sui ricoveri ospedalieri. Rifacendosi ai dati raccolti sui pazienti in Svizzera, afferma la nota dell’Usi, ‘la ricerca evidenzia i costi sanitari generati dall’inquinamento dell’aria, non coperti da chi li provoca, e porta nuovi argomenti da tenere in considerazione nelle future politiche ambientali’. Evidentemente sappiamo benissimo che la colpa non è solo dei Tir. Ci mancherebbe altro! Le fonti di emissioni nocive sono più di una e una gran parte è costituita dai riscaldamenti a nafta delle nostre economie domestiche e dalle nostre automobili. Lo studio evidenzia la nocività (leggasi impatto sulla salute che porta a malattie più elevate e mortalità) di inquinanti quali il particolato, il biossido di azoto, lo zolfo e l’ozono a livello del suolo. Ma – ecco il nostro ragionamento – quando la pentola è già molto sotto pressione, riteniamo che permettere anche a queste ‘mandrie’ di Tir di continuare a scorrazzare avanti e indietro per la Svizzera, attraversandola semplicemente, è puro autolesionismo. I ricercatori lo scrivono chiaramente: ‘I costi sociali determinati dall’inquinamento dell’aria si suddividono in costi ambientali e costi sanitari. I costi sanitari sono dovuti a malattie alle vie respiratorie, ricoveri ospedalieri, anni di vita persi e perdita di produttività’. Ce n’è abbastanza per passare dalle parole ai fatti!

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