Commento

Ecco la lunga coda di Argo 1

Tanto per non dimenticare e sentir dire che il prossimo processo o i ricorsi siano robette di poco conto

13 settembre 2019
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Tanto per non dimenticare. A due riprese, Argo 1 ha rifatto capolino fra le pieghe della cronaca di questo placido e soleggiato settembre. Quasi non volesse lasciarci tranquilli. E non per questioni-bagatella!

Dapprima col decreto d’accusa per l’allora responsabile, Marco Sansonetti, per ipotesi di reato che vanno dalla coazione all’abuso di autorità. È pur vero che nei suoi confronti sono caduti tanti altri capi d’accusa, ma il nostro andrà comunque in aula per la vicenda del richiedente l’asilo minorenne che, dopo aver ripetutamente dato in escandescenze, venne fermato e ammanettato all’asta di un box delle docce nel centro della Protezione civile di Camorino dagli agenti della Polizia cantonale intervenuti. Agenti oggetto pure loro di decreti d’accusa, con ipotesi di reato per sequestro di persona e abuso di autorità. In quel frangente Sansonetti, agendo quale responsabile operativo dell’agenzia di sicurezza incaricata dal Cantone di gestire i richiedenti l’asilo del centro – a detta della Procura – intralciò maggiormente la libertà d’agire del minore.

Ma l’uomo dovrà rispondere anche d’infrazione alla Legge federale sull’Avs per essersi in parte sottratto, in qualità di datore di lavoro, all’obbligo di pagare i contributi, notificando alla Cassa cantonale informazioni incomplete sui salari versati ai dipendenti. Quanto? Un importo di circa 70mila franchi.
Insomma, da una parte ha beneficiato con Argo 1 (senza che si sia mai capito il perché) di un mandato diretto plurimilionario da parte dello Stato (Dss); dall’altro, non ha riversato all’ente pubblico il dovuto sotto forma di oneri sociali. Vedremo cosa deciderà il tribunale, visto che l’accusato ha fatto opposizione.

Questa settimana ecco poi la seconda notizia, di quelle importanti visto che ha fatto il giro della Svizzera finendo sulle prime pagine. Al jihadista, ex agente di sicurezza di Argo 1, con doppia nazionalità (svizzera e turca) la Seco ha infatti tolto la cittadinanza svizzera perché pericoloso. L’uomo era già stato condannato nel 2017 dal tribunale penale federale di Bellinzona a due anni e mezzo di prigione (sei mesi da scontare) per aver operato come ‘indottrinatore’ e ‘radicalizzatore’ per un gruppo fondamentalista islamico. E pensare che Argo 1, su mandato del Cantone, lo metteva a sorvegliare i rifugiati! Anche qui c’è, comunque, ancora la possibilità di ricorrere contro la decisione della Sem.

Se ricordiamo questi due fatti, che sono la coda autunnale di questioni rimaste ancora aperte, è per dire che il caso Argo 1 anche se una certa parte della politica (impantanatasi) ha continuato per mesi a minimizzare, è stato tutto tranne che una cosettina. E, del resto, ad aprile è arrivata anche la chiara sanzione politica dalle urne.

Ora è la volta dei tribunali, dopo che la Cpi aveva già decretato lo scorso febbraio che ‘omissioni, segreti, reticenze, versioni concordate, ritrattazioni sono spesso stati al centro degli interrogatori (…) e che se tutti avessero detto la verità con umiltà e trasparenza sin dall’inizio, si sarebbero risparmiati molto tempo e molto denaro, e si sarebbero evitate tante parole inutili e molti sospetti’.

Commissione d’inchiesta che, sempre nel suo rapporto, ci ha spiegato cosa significhi porre una domanda semplice –perché si scelse la neonata Argo 1? – e (malauguratamente) non riuscire a ricevere una risposta convincente.

Lo ribadiamo, giusto per non dimenticare e non pensare che il prossimo processo o i ricorsi siano ormai robetta di poco conto.

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