Il ricordo

Addio Camilleri, il giallista del popolo

Cosa lascia lo scrittore siciliano, scomparso oggi, 'padre' del Commissario Montalbano

Keystone
17 luglio 2019
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Andrea Camilleri non c’è più. Ha salutato tutti ieri, mercoledì 17 luglio. La notizia in verità non ha sorpreso nessuno in quanto la criticità delle sue condizioni di salute era nota da un po’ di settimane. Il cordoglio, se non il dispiacere proprio, è però palese e popolare. Perché Andrea Camilleri è stato ed era un grande scrittore, dal popolo acclamato e applaudito. Non l’intellettuale nella torre d’avorio, quello che quando parlava magari si faceva capire da un’esigua minoranza. Al contrario, lui apparteneva alla categoria opposta, tant’ è che non mancava mai di colpire (basti pensare a quanto affermato sul Salvini con in mano il rosario, a seguito della famosa frase «sono cieco ma non ho mai visto tanto bene quanto adesso»).

E del resto la tipologia di sua pertinenza era inequivocabile: giallista era e giallista è rimasto. Una categoria che ha sempre auspicato l’essere «di popolo». Se poi, come è il suo caso, la geniale sua invenzione (il commissario Montalbano) diventa anche una star televisiva (con la serie più vista della storia della televisione italiana), allora la popolarità assume proporzioni davvero inimmaginabili per uno scrittore. Ecco, è stata questa la grande forza dello scrittore di Empedocle, l’essere riconosciuto a pubblico e anche dalla critica (è l‘unico vivente pubblicato nei «Meridiani», non è per dire).

Ha scritto tanto se non tantisismo, in certi anni arrivava in libreria con 7-8 titoli (ovviamente non tutti gialli!) lasciando parecchi «segni». E del resto accanto ad una competenza espressiva costruita e consolidata in tanti anni di lavoro alla Rai (si occupava di teatro e di «traduzione» in sceneggiati di capolavori di Simenon) ha potuto e saputo sviluppare una fantasia davvero rara. In merito basti qui citare un titolo: «Gli arancini di Montalbano», Mondadori, 1999. Una trentina di racconti che avrebbero potuto benissimo diventare 30 romanzi, con una forza immaginativa dirompente. Un po’ come il «Sergente Pepper» dei Beatles, ogni rigo una genialata.

Senza di lui non ci sarebbe stata «La Memoria» (la fantastica collana della Sellerio che ha «partorito» una serie di giallisti di prima categoria -Carofiglio, Perissinotto, Manzini, Malvaldi, Simi, Savatteri ecc…-) e senza la Sellerio giunta a livelli «nazionali» il panorama tutto della narrativa italiana sarebbe molto diverso. E dunque ben si comprende il semplice ma essenziale saluto fiale giunto da Palermo: «Con immenso affetto e infinita gratitudine salutiamo Andrea Camilleri». Non è (solo) per le 30 milioni di copie vendute. E’ per la semplicità sempre pratica. Anche quando scomoda. Perché l’essere semplici non vuol dire essere banali, al contrario. E Camilleri lo è sempre stato.

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