Commento

Un mondo senza esclusi: ecco come fanno nel resto del mondo

L’idea arrivava da un francese, Christian De Boisredon, che - allora - aveva già raccolto una trentina di testate in tutto il mondo

24 giugno 2019
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È dal 2014 che laRegione ha stretto un’alleanza con 50 giornali leader a livello mondiale. L’idea arrivava da un francese, Christian De Boisredon, che – allora – aveva già raccolto una trentina di testate in tutto il mondo attorno al suo progetto di incentivare i media ad occuparsi anche di buone notizie e non solo di tragedie. O meglio, di incentivarli a non parlare solo di problemi, ma anche delle soluzioni, con la speranza che diffondendo buone idee se ne generino altre in altri luoghi. Scintille di genialità da replicare, insomma, che pubblichiamo da allora in esclusiva per la Svizzera italiana: storie da tutto il mondo, scritte dai più prestigiosi giornali del pianeta. Spicchi di realtà diversa dalla nostra, che tuttavia (lo vedrete) entrano in risonanza con esperienze vissute anche alle nostre latitudini. Dal canto nostro, come laRegione, diffondiamo quello che di buono viene fatto qui da noi a un pubblico potenziale di milioni di lettori, attraverso i nostri articoli ripresi dalle testate partner. Inutile dire che questo ci riempie di orgoglio.

Dove siamo arrivati dopo sei anni lo potete scoprire da oggi e per tutta la settimana, compreso su Ticino7. Nel cuore di questa edizione troverete 4 pagine con cinque storie che parlano di esclusione sociale e di chi la sta combattendo. Sordità, cambiamento di genere, insuccessi scolastici, responsabili politici che non capiscono la realtà delle persone comuni: problemi che possono spingere le persone al margine ovunque nel mondo (ne scrivono i colleghi del Belgio, dell’Argentina, del Marocco e degli Stati Uniti).

C’è la storia di Willy Ruiz, già capo del marketing di Apple in Spagna, finché un ictus non gli ha cambiato la vita. Finché, insomma, nel 2013, dopo essersi sentito male durante una presentazione, si è svegliato dal coma su una sedia a rotelle. Una sera si è reso conto dell’impossibilità di trovare un bagno a lui accessibile in una via piena di bar nel centro di Madrid. Ha così inventato l’app che è ormai considerata il “TripAdvisor” per le persone disabili. C’è la storia di Viviana Gonzales, che a 48 anni può finalmente terminare la propria formazione dopo essere stata esclusa da scuola a 11 anni perché transgender. Lo può fare grazie a una nuova scuola argentina che lotta contro la discriminazione. C’è l’iniziativa sperimentale di un ostello della gioventù belga che sta insegnando a tutti i suoi dipendenti il linguaggio dei segni, in modo che possano capire e farsi capire anche dai clienti non udenti: una maniera per rivedere la realtà con altri occhi. E poi c’è la storia dei “nene”, i 300mila marocchini che ogni anno abbandonano la scuola e – senza un diploma e senza un lavoro – rischiano di finire in un limbo di disperazione. Vengono recuperati da un’associazione che… recupera computer. Infine c’è l’iniziativa tutta americana che toglie i potenti dal piedistallo e li fa scendere al livello della persona della strada: un check con la realtà che dovrebbe permettere a chi decide di prendere decisioni più “umane”. Storie (che trovate anche su www.laregione.ch/ijd) di soluzioni provenienti da tutto il globo, insomma, e che vogliono ispirarne altre. Perché, come scrive Christian De Boisredon nel suo commento all’inserto: se due teste sono meglio di una, pensate cosa possono fare 7,7 miliardi di menti.

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