Commento

Plr eco-friendly, dalle parole ai fatti

La ‘svolta verde’ al vaglio dei delegati domani a Zurigo. Tra zig zag, capriole e promesse difficili da mantenere.

21 giugno 2019
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I ‘rossi’, in Svizzera, sono sempre stati ‘verdi’ nell’anima. In Parlamento a Berna sui temi ambientali votano sempre a braccetto con i ‘cugini’. Adesso, federali d’ottobre oblige (e dopo che in Germania alle recenti elezioni europee i Grüne hanno clamorosamente sorpassato la Spd), vogliono dimostrare di essere ancor più eco-friendly. E così il presidente del Ps Christian Levrat ora rivendica “un Piano Marshall” ecologico: 12 miliardi di franchi di investimenti l’anno per promuovere ‘solare’ ed efficienza energetica.

I socialisti vantano un ottimo eco-pedigree: sono subito credibili quando parlano di difesa dell’ambiente e protezione del clima. Non altrettanto si può dire del Plr. Questi temi appartengono al suo Dna, è stato detto. Ma l’identità di un partito la fanno il suo Dna tanto quanto le scelte concrete operate in un certo contesto storico. In questo senso, il recente bilancio del Plr è desolante. Basti pensare al contributo dato lo scorso dicembre all’incenerimento della legge sul CO2 al Nazionale; o ancora all’ostilità dimostrata qualche anno fa nei confronti di parecchi aspetti della Strategia energetica 2050. E fermiamoci qui.

Ora si vuole cavalcare l’onda verde. In febbraio la presidente Petra Gössi ha annunciato un cambiamento di rotta sulla legge sul CO2 e il sostegno alla tassa sui biglietti aerei. Nel frattempo i 120mila membri del partito sono stati interrogati al riguardo. Il documento programmatico elaborato sulla base dei risultati del sondaggio interno è pronto. Verrà presentato domani a Zurigo ai delegati.

Un partito come il Plr, che si rifà allo spirito liberale e invita ad ‘avanzare insieme’, non poteva ignorare un tema che ci accompagnerà a lungo, è ormai diventato trasversale ed è ‘sentito’ dai giovani. Mettere la testa sotto la sabbia voleva dire lasciare campo libero alla sinistra, ai Verdi-liberali e alle loro ricette più o meno incompatibili con i suoi valori. La tempistica della ‘svolta verde’ voluta da Gössi non è stata delle migliori, le modalità della comunicazione nemmeno. Ma va dato atto: la scelta è coraggiosa. Decidere di farsi portavoce di una “solida politica ambientale” significa accettare di andare a toccare interessi consolidati, anche tra i propri ranghi. E scomodare vuol dire mettere in conto perdite elettorali, almeno a corto termine.

Il riscontro della base è stato positivo, per certi versi sorprendente: addirittura l’introduzione di un’imposta sui biglietti aerei ha ottenuto una netta maggioranza di consensi. Ma le resistenze non mancano. In queste settimane hanno trovato facile sbocco sulla stampa d’Oltralpe. I titoli: ‘Zu spät, um sich zu beweisen’ (‘Troppo tardi, per dimostrare quanto vale’); ‘Was nicht passt, wird ignoriert’ (‘Quello che non conviene, viene ignorato’); ‘FDP-Fraktion desavouiert Parteispitze bei Umweltthema’ (‘La frazione Plr sconfessa i vertici del partito sul tema ambientale’); ‘Conflit de générations au Plr’ sulle iniziative anti-pesticidi.

I recenti zig zag e capriole – sul controprogetto alle iniziative anti-pesticidi (cfr. pagina 4) e sulla tassa dei biglietti aerei, ad esempio – sono rivelatori delle enormi difficoltà con le quali il partito è confrontato. Difficoltà destinate a durare. In settembre, a poche settimane dalle elezioni, il Consiglio degli Stati tenterà di rimettere in carreggiata la legge sul CO2: i ‘senatori’ liberali-radicali sono attesi al varco. La ‘svolta’ del Plr è ambiziosa. Il partito saprà essere all’altezza? Riuscirà a rendere credibile il messaggio che per il clima e l’ambiente è meglio puntare sulla responsabilità individuale e su tasse che incentivano le persone a modificare il proprio comportamento, anziché su restrizioni e divieti? Dopo tante parole, da lunedì si attendono fatti.

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