Commento

Gioco pericoloso con le franchigie

Ogni anno, dal 1996, l’assicurazione malattia obbligatoria ha speso in media il 4% in più per assicurato; i costi della salute a suo carico sono più che raddoppiati

15 marzo 2019
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Ogni anno, dal 1996, l’assicurazione malattia obbligatoria ha speso in media il 4% in più per assicurato; i costi della salute a suo carico sono più che raddoppiati (da 12 a 30 miliardi di franchi); e malgrado i successivi aumenti delle franchigie (quella ordinaria è passata da 150 franchi nel 1996 a 230 nel 1998, infine a 300 nel 2004), la quota dei costi dell’assicurazione di base coperta attraverso la cosiddetta partecipazione ai costi da parte degli assicurati (franchigia più il 10% delle spese dopo che questa è stata raggiunta) è scesa dal 17,6% al 15,8%. Aggiungiamoci pure il mancato sfruttamento del margine di risparmio esistente per contenere l’incremento dei premi (Comparis stima che nel 2018 1,2 milioni di persone avrebbero potuto ridurre del 40% tale onere cambiando cassa, franchigia o modello assicurativo); e la tendenza di alcuni – complici medici e ospedali propensi a moltiplicare visite e interventi – a richiedere farmaci e cure per malanni di poco conto (attenzione però: in Svizzera si va meno dal medico che in altri Paesi): beh, allora si può capire perché la maggioranza borghese in Parlamento insista tanto nel voler “rafforzare la responsabilità individuale degli assicurati”.


Lo si può capire. Non condividere.


Il Nazionale ieri almeno ha avuto la decenza di astenersi dal voler portare subito a 500 franchi la franchigia di base. Ha però deciso che tutte le franchigie (salvo quelle per i bambini) saranno automaticamente adeguate ai costi: franchigia ordinaria a 350 franchi forse già nel 2020; poi altri 50 franchi ogni tre/quattro anni, per arrivare nel 2030 a 500 franchi.


Già oggi in Svizzera per la salute si paga di tasca propria molto più che altrove. E l’onere dei premi di cassa malati è più che raddoppiato dal 1996. Mentre salari e rendite arrancano. D’accordo, ci sono i sussidi. Ma molti Cantoni li hanno ridotti (non di poco). E non vi sono segnali che la tendenza si invertirà a breve.


Per parecchi assicurati non sarà un problema mettere mano un po’ più a lungo (o a fondo) al proprio portafoglio. Ma per una parte di loro – soprattutto anziani e malati cronici, molti dei quali sono costretti a optare per la franchigia di base, nonché persone con redditi modesti – un aumento pur contenuto della franchigia rischia di rivelarsi la goccia che fa traboccare il vaso. Queste persone non possono permettersi un’elevata partecipazione ai costi, per cui tendono a rinunciare alle cure, o a posticiparle. E siccome “(...) la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri” (Preambolo della Costituzione federale), bisognerebbe forse cominciare a pensare a franchigie/partecipazioni ai costi in funzione del reddito.

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