Commento

L’esempio viene da Rämibühl

L’iniziativa assunta dai ragazzi dell’ultima classe di Liceo Rämibühl, a Zurigo, potrebbe innescare un sensibile concreto mutamento di mentalità

12 marzo 2019
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Non è spettacolare, non fa i titoli di prima pagina, non porterà subito a cambiamenti radicali. In pochi al momento l’hanno notata. Inutile cercarne traccia sul web. Eppure, come lascia intendere il ‘Tages-Anzeiger’ nell’edizione di venerdì scorso, l’iniziativa assunta dai ragazzi dell’ultima classe di Liceo Rämibühl, a Zurigo, potrebbe innescare un sensibile concreto mutamento di mentalità.

I maturandi di quella scuola hanno voluto dar seguito allo slogan “Wir sind hier, wir sind laut, weil man uns die Zukuft klaut” (siamo qui e lo diciamo forte perché ci stanno rubando il futuro) scandito nelle massicce manifestazioni ambientaliste di gennaio. Senza attendere che se ne occupassero istanze amministrative o politiche hanno semplicemente chiesto alla direzione dell’istituto scolastico di vietare il ricorso all’aereo per effettuare le passeggiate scolastiche. Richiesta accolta dalla direttrice: d’ora in poi i viaggi, anche per destinazioni lontane quali la Russia o la Spagna, si faranno rigorosamente in treno. Da un secondo istituto scolastico zurighese, si segnala un’iniziativa analoga, seppur con l’eccezione riguardante gli scambi di studenti con San Francisco a cui il liceo di Enge non vuol rinunciare.

Qualcosa dunque si muove. Nel pentolone consumistico, dove ribollono le abitudini più deleterie della nostra società, figurano certamente gli aerei Low Cost con destinazione Barcellona, Praga o Roma carichi di adolescenti, spesso rumorosi quanto disincantati, che da quel mordi e fuggi pseudoculturale traggono in genere ben poco, salvo qualche momento conviviale.

Le responsabilità nel micidiale deterioramento degli equilibri ecologici sono certamente da ascrivere a industrie, gruppi di interesse, governi. Inside Climate News, una Ong ambientalista che conduce inchieste approfondite rivela che la multinazionale Exxon ha occultato uno studio, condotto nei lontani anni 70 che rivelava gli effetti del consumo degli idrocarburi sul clima. Un’altra Ong, Our Children Trust vuole portare il governo americano davanti ai tribunali per una politica che sta ponendo una seria ipoteca sulle future generazioni. “L’affaire du siècle” ha riunito oltre un milione di firme di persone e numerose Ong che hanno denunciato in procura lo Stato francese reo di inerzia di fronte all’urgenza assoluta che pone la questione ambientale. Come dire che le responsabilità politiche sono ormai ben identificate.

L’iniziativa di Rämibühl ha il pregio di ricordarci tuttavia un altro aspetto. Quello della corresponsabilità di noi cittadini in questa corsa folle verso il baratro. Le principali fonti di CO2 sono le abitazioni, i trasporti e l’alimentazione. Non vi è dubbio che le scelte individuali possono incidere in modo significativo sui destini del pianeta. Basti osservare il numero crescente e… desolante di macchine di grossa cilindrata in circolazione. In un’intervista rilasciata negli scorsi giorni al quotidiano ‘Le Monde’, l’esperta di questioni ambientali Florence Clément ricorda che il 90% dei francesi cambia il proprio telefono cellulare quando ancora funziona perfettamente e che un’alimentazione eccessivamente basata sulla carne e su prodottoti fuori stagione, contribuisce nella misura del 25% al surriscaldamento climatico.

Nel 2006 l’ ex vicepresidente americano Al Gore con il suo documentario “An inconvenient truth” aveva lanciato un grido d’allarme. La scomoda verità che ci ricordano i ragazzi di Rämibühl è che, senza per questo cadere in posizioni assolutistiche, non possiamo come individui continuamente schermirci, assolvendoci e puntando il dito unicamente contro i governi e le industrie.

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