Commento

Che palle 'sti genitori a carnevale!

Raccomandazioni sì, ma i figli non sono pomodori da crescere in serra!

28 febbraio 2019
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Che palle ’sti genitori con le loro raccomandazioni per il Carnevale...

‘Mi raccomando ragazzi fate attenzione’ a questo, a quello e a quell’altro. ‘E non salite in automobile, se chi offre il passaggio è alticcio’. ‘E attenti a non bere da un bicchiere lasciato incustodito’. Qualcuno magari ‘ci ha aggiunto qualcosa’. E cercate di divertirvi, ‘ma non troppo’. ‘Ah, fate poi anche attenzione alle sale troppo affollate, alla calca… non si sa mai!’. E poi: ‘Ragazzi, state assieme, in gruppo, evitate di isolarvi’. Ma non è finita: ‘Ragazzi tenetevi alla larga dalle teste calde. Appena c’è l’accenno di una rissa fatevi da parte e non lasciatevi coinvolgere’. E ancora ‘non sudate, non bevete (troppo) e non prendete freddo, non cantate a squarciagola’.
E poi-e-poi-e-poi… ‘E poi cosa ancora?’ si chiedono ad un certo punto i nostri figli: ‘Andiamo a Carnevale, mica ad un ritiro in un convento di clausura’.

Ma tu, genitore, lo sai benissimo. In ogni caso, il tuo orecchio resterà vigile a partire dalla una o dalle due di mattina in avanti per cogliere il cigolio del cancello del giardino di casa che si apre, il rumorino della chiave infilata nella toppa della porta, mentre il/la o i figli che stanno rincasando faranno di tutto per non farsi sentire. Cammineranno lungo il corridoio leggeri come una libellula, puntando dritti all’agognato – a quell’ora – letto e arrivederci a dopo mezzogiorno.

E tu in camera sussurri al marito o alla moglie: ‘Hai sentito? Sono tornati. Meno male’. E magari, mentre ti stai finalmente rilassando e ti giri dall’altra parte per addormentarti, soavemente la tua dolce metà ti dice: ‘Che fai? Adesso alzati e vai a dirgli qualcosa: non è mica l’ora di tornare, non avevi detto di rientrare un’ora fa? E già che sei alzato, vai a vedere un po’ in che stato sono tornati. Perché se sono k.o., domani sera non escono più, chiaro?’.

Chissà quante simili scene si consumano in questi giorni nelle nostre case coi genitori alle prese con adolescenti pronti a festeggiare e sballarsi un attimino col costume che li hai visti provare davanti allo specchio.

E allora diciamolo. Punto uno: le raccomandazioni è giusto farle. Ma senza esagerare. Perché? Semplice: perché quando sono troppe non le ascoltano più. Entrano da un orecchio ed escono dall’altro. Qualcosina rimane, però meglio puntare sull’essenziale.

Punto due: per capire talune cose (importanti) della vita le si deve sperimentare. Impossibile imparare ad andare in bicicletta senza cadere e sbucciarsi qualche ginocchio, vero? Chi più chi meno, ci siamo passati. Anche il Carnevale, nel bene e nel male, in un certo senso, serve a saggiare i propri limiti (e anche quelli degli altri). Quanto possiamo bere, per riuscire a tornare a casa con le nostre gambe? Quanto possiamo fidarci delle compagnie? Quanto sono sicuri determinati ambienti? Esperienze da fare che non servono solo a Carnevale, ma anche nella vita di tutti i giorni. Terzo: manteniamo aperta la linea di dialogo coi giovani figli. Passata l’abbuffata di Carnevale, vi sarà anche l’occasione di fare con loro un bilancio. Abbiamo fatto bene a dare fiducia? L’esercizio di libertà notturna è riuscito? È importante farlo perché fra un anno sarà di nuovo Carnevale (e il periodo destinato ai festeggiamenti, lo avrete notato, si allarga sempre più, nel tempo e geograficamente!).
Insomma, forza e coraggio, papà e mamme, facciamo la nostra parte e ricordiamoci sempre che i figli non possono crescere come pomodori (senza gusto) in serra.

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