Commento

A Natale con l’albero animato dal... gatto

Proteggiamo i sogni dei bambini. Poi più tardi si capirà il resto!

24 dicembre 2018
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Con la sua magica atmosfera, il Natale ha portato una certa ilarità in casa nostra. Il solito albero, con sotto il solito presepe, si è trasformato in albero animato, a tratti danzante. Nessun incantesimo, per carità, ma solo l’arrivo di Esmeralda, una nuova gattina tigrata, adottata alla Spab, che per qualche settimana deve stare in casa per abituarsi (geolocalizzarsi) al nuovo domicilio. Ebbene, ‘Esme’ ha pensato bene di dilettarsi scalando l’albero natalizio. E poi, attratta dalle bocce e dagli addobbi penzolanti, pure loro animatisi a causa degli strattoni da lei dati ai rami, finisce per colpirli e fare cadere a terra alcune bocce, che – non contenta – insegue correndo qua e là per la sala. Evidentemente le bocce più fragili sono già state ritirate. Ho raccontato la novità ad un collega di lavoro, il quale mi ha detto che nel presepe i suoi figli hanno finito per cacciarci un po’ di tutto. Soldatini, un puffo, qualche mignons, persino un dinosauro. Non proprio ortodosso, però ‘ci sta’. Chissà che, chiedendo anche a voi lettori, non saltino fuori altre simpatiche varianti della rappresentazione natalizia ideata da San Francesco.

Scelte queste che hanno in comune la libertà e l’immaginazione: la libertà lasciata al gatto (che presto crescerà e la smetterà di tirar giù decorazioni e vivrà in giardino), e la creatività concessa ai figli, tanto da sdoganare persino un bestione preistorico da piazzare nel presepe. Se a loro dice di più quel dinosauro che non il bue e l’asinello, perché no? Tanto più se potrebbe essere proprio quel ferocissimo tirannosauro lo spunto per avvicinarli al valore del presepe, per farglielo sentire un poco più loro, per parlare con loro del tepore e del freddo, della luce della cometa e del buio. Per avere un momento di condivisione sul perché a Natale ci si ferma un attimo (o ci si prova) a riflettere, a scambiare regali, a pranzare assieme, a prendersi più tempo del solito. E questo anche se fra i grandi c’è chi non ci crede più o non ci ha mai creduto. Ma intanto i regali ce li si scambia comunque.

Restando alle cose pratiche, a Natale c’è poi chi fra i figli – per sentirsi grande? – sonda provocatoriamente se l’ultimo arrivato ci crede ancora. Con domande ad alta voce, magari a tavola, del tipo ‘ma dove andrà a prenderli tutti quei regali ’sto Gesùbambino?’; ‘A chi hai inviato la letterina?’; ‘Perché l’hai data a mamma e papà?’. Succede, credo, in tutte le famiglie. E tu intanto, mantenendo la calma, rispondi a voce alta, indirizzandoti al figlio che cerca di rompere l’incantesimo: ‘Occhio, amico, perché non vorrei che Gesùbambino porti regali solo al tuo fratellino e la tua busta si assottigli!’. Il più grande capisce subito che gli conviene cambiar musica… Questo per dire che i sogni dei bambini vanno protetti. Come ha fatto mister Milligan. A raccontarlo è stato Massimo Gramellini sulla prima pagina del CorSera. Al centro la storia di un orfanello scozzese di sette anni che ha scritto al padre un biglietto di auguri e lo ha infilato nella buca delle lettere con indirizzo il Paradiso. Le poste inglesi hanno risposto su carta intestata di aver consegnato la lettera, malgrado la sfida complicata nell’evitare stelle e altri oggetti della galassia. Lettera firmata mister Milligan, assistente del direttore. Così facendo, annota Gramellini, il funzionario ha protetto il sogno di un bambino, obbedendo ad un ordine superiore che parlava dentro di lui. Ecco anche perché è magico il Natale. Permette ancora di sognare, di pensare che, nella capanna di Betlemme accanto al bue e l’asino, ci possa stare anche il tuo dinosauro. C’è tempo. Più tardi si capirà il resto. Forse anche il significato e il valore di quel bambino nato nella mangiatoia. E qualcuno imparerà anche a riconoscere le mangiatoie del presente e chi le occupa ‘al freddo e al gelo’. Auguri, cari lettori!

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