Commento

Battaglia politica ed economica, vittoria sportiva

Il via libera per l'avvio dei lavori della nuova Valascia rappresenta la vittoria più importante per l'Ambrì e una bella conquista dello sport ticinese

19 dicembre 2018
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«È stata una maratona, ma ce l’abbiamo fatta», ha commentato Valerio Jelmini, sindaco di Quinto. Quello della prima picconata per l’edificazione della nuova Valascia, in agenda sabato, «sarà un giorno storico», rincara Filippo Lombardi, presidente dell’Hcap. Insomma, luce verde allo stadio multifunzionale, un verde finalmente intenso, restituito alla brillantezza dalla folata degli ultimi crediti comunali che ha spazzato via quel velo offuscante, dovuto ai tempo politici sempre piuttosto lunghi, alle difficoltà insite in un progetto multimilionario che non ha certo incontrato solo pareri favorevoli.

Il sollievo e l’euforia di chi oggi a giusta ragione usa toni densi d’enfasi per celebrare quella che, in termini sportivi, è una grande vittoria, sono tipici della conclusione felice di un cammino tortuoso e in salita. Uno di quei percorsi a ostacoli che, quando li si porta a termine con successo, si è assaliti dalla voglia di festeggiare, ispirati dalla gradevole sensazione di finalmente avercela fatta, dall’importanza del traguardo tagliato, privati del peso che ha gravato su spalle un po’ provate. È stata una lunga lotta, molto più politica e di ordine economico, che sportiva. Quella è proseguita, di pari passo, con l’iter burocratico. Una corsa su binari paralleli, finora. Affinché ci sia un punto di convergenza, serve che i risultati traggano anch’essi giovamento dalla fine delle trattative. Non è matematico che accada, ma possibile sì.

Di sportivo, inoltre, vi è la finalità di un progetto che allo sport ticinese fa un gran bene. Una volta portato a termine, consentirà all’Ambrì Piotta di affermare la propria posizione ancora per molti anni, e con molti punti interrogativi in meno con cui confrontarsi.

Con la nuova struttura, l’Ambrì non risponde solo al diktat della Lega che impone di dotarsi di un impianto a norma. Quello è un passo formale, finalmente compiuto. L’Hcap ha fatto molto di più: ha fornito una risposta forte alla propria inimitabile tifoseria, ha dato un impulso al proprio statuto di società sportiva di tradizione radicata nel territorio. Ha dimostrato di avere la forza e la volontà di guardare a un futuro che doveva per forza uscire dalle volte della vecchia Valascia per consolidare il presente e accettare le sfide di domani.

Per il passato parlano storia, tradizione e passione della gente. Il futuro lo determina il presente, che ha subìto una decisa sterzata. Sul piano tecnico (e anche societario), questa è stata anticipata con l’insediamento di uno staff ‘nostrano’ e molto biancoblù. Ora, ecco la seconda irrinunciabile puntata del progetto Ambrì 2.0: una bella rinfrescata a livello strutturale, per adattarsi a una realtà professionistica alla quale ora la società leventinese guarda con ancor più fierezza. Legittimata dal sostegno popolare e politico di cui ha goduto nella complicata operazione stadio, forte di quell’unicità riconosciutale a livello nazionale, ma che da sola non sarebbe più bastata a garantirne la permanenza nell’élite del movimento hockeistico nazionale.

È un bel giorno, per lo sport ticinese, inteso a tutto tondo, a prescindere da simpatie o tifo, sentimenti dettati dal cuore, non per forza dalla ragione. Lo sport d’élite, sbocco del percorso di formazione intrapreso da molti giovani ticinesi sui quali l’investimento non è certo marginale, ha bisogno di strutture degne, di palcoscenici all’altezza, anche (o forse soprattutto) in termini di sicurezza.

La nuova pista è la vittoria più pesante che l’Ambrì potesse ottenere in questa stagione. Estendendo un po’ il concetto, è una bella conquista dello sport ticinese, che ora guarda al futuro con una preoccupazione in meno.

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