Commento

Da AutoPostale alla Ruag, conti abbelliti (truccati?) e fette di salame sugli occhi!

Come con asfaltopoli e i costi megagalattici delle apparecchiature mediche: quanta 'fame' coi soldi pubblici!

18 dicembre 2018
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Dopo AutoPostale è la volta della Ruag. Si sarebbe messa pure lei – è questa l’ipotesi di reato al vaglio degli inquirenti – ad abbellire (truccare?) i dati e a fare giochetti contabili non certo per questioni estetiche, ma per far figurare meno utili in talune voci e farne lievitare altre. Sin qui eravamo convinti che fare e disfare con le cifre fosse un vizietto tipico del settore privato.

Ricordate lo scandalo cantonticinese (ma poi è emerso esattamente lo stesso vizietto anche nei Grigioni) dell’asfalto? Prezzi gonfiati a dismisura, di più o meno il 30 per cento, onde ricavare margini per ingrassare (come minimo) un numero ristretto di personaggi, che così si assicuravano la permanenza nell’esclusivo club. Se poi parte di quei gonfiati profitti hanno finito per oliare un qualche partito (visto che non pochi notabili erano ben rappresentati nelle sale comandi) o qualche cordata politica beh, mettiamoci il cuore in pace: non lo sapremo mai. O meglio: lo si può sapere dal momento in cui qualcuno resta escluso, rompe il gioco e finalmente apre la bocca.

Di casi analoghi a quello dell’asfalto, generati da privati che si associano in una sorta di cartello per accordarsi sui prezzi imponendoli all’economia, ne sono venuti alla luce ancora di recente.

Qualche giorno fa un approfondimento del quotidiano romando ‘Le Temps’ metteva il dito nella piaga degli esorbitanti prezzi degli apparecchi medici in Svizzera. Prezzi che da noi sono – tenetevi bene! – dalle due alle quattro volte superiori rispetto a quelli praticati nel resto d’Europa. Sono così finiti sotto la lente produttori e distributori svizzeri, che dovranno ora vedersela con gli ospedali della Svizzera romanda. I nosocomi di oltre Sarine hanno infatti deciso di riunirsi e di reagire contro queste tariffe tanto elevate, che poi alla fine del domino si ribaltano sui pazienti-consumatori con gli aumenti dei premi casse malati. Visto dunque che gli ospedali romandi hanno l’impressione che le differenze fra gli offerenti rossocrociati siano tutto sommate minime (cane non mangia cane?), mentre gli stessi apparecchi venduti all’estero sono molto più convenienti, alcuni hanno deciso di rivolgersi anche all’estero. Obiettivo: non tanto quello di strappare il prezzo più basso possibile, ma quello di riuscire a riportare i rivenditori elvetici a prezzi molto più ragionevoli. Che non sono evidentemente prezzi che vanno dal doppio a quattro volte quanto si pagherebbe lo stesso apparecchio medico acquistandolo oltre confine. Pane per i denti anche – lo speriamo vivamente! – per il nostro Ente ospedaliero cantonale e per le cliniche private ticinesi! Si accoderanno alla svolta compiuta dagli omologhi romandi?

Ma torniamo alla Ruag. Come detto, ci sembra che, dopo aver assistito allo scandalo di AutoPostale e ora a quello che sta investendo la Ruag (società entrambe con una maggioranza azionaria detenuta dalla Confederazione), che anche il settore parastatale non sia esente da un certo uso abbastanza spregiudicato dei soldi pubblici. Sono infatti sempre e proprio loro, i soldi pubblici, che continuano a far gola, indipendentemente da chi li gestisce: il pubblico/parapubblico (Ruag e Posta) o il privato (asfalto o realtà medica). Insomma, a voler dare veramente un’occhiata in certi ambiti, chissà quanti margini di manovra per ottimi risparmi anti-sperpero del nostro denaro vi possono ancora essere. Pare che alla Ruag il ‘giochetto’ sia andato avanti (senza che nessuno se ne accorgesse?) per una decina di anni! Ma chi fa le revisioni contabili ha le fette di salame sugli occhi e magari anche qualcuna di mortadella?

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