Commento

Chi tardi arriva in governo male alloggia

Ampio e non consensuale rimpasto in Consiglio federale. La 'pepatencia' del Ddps a Viola Amherd: altra mazzata per il Ppd.

(Keystone)
11 dicembre 2018
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La Svizzera ha per la prima volta una donna ministro della Difesa. Non è esattamente quanto Viola Amherd si augurava, ma la neoeletta potrebbe ridare un po’ di slancio a un dipartimento imballato, sempre nel mirino delle critiche e che l’Udc ‘comanda’ ininterrottamente da 23 anni. Le aziende parastatali (Posta, Ffs, Swisscom) e la Ssr, che tanti grattacapi hanno dato a Doris Leuthard (Ppd), restano in buone mani: dalla socialista Simonetta Sommaruga è lecito attendersi maggior vigore che in passato nel porre freno alla deriva aziendalistica di alcune ex regie federali, terreno di coltura di scandali come quello della contabilità truccata ad AutoPostale. L’ex viticoltore Guy Parmelin (Udc) sarà più a suo agio con agricoltori e vacche (alla testa del Dipartimento dell’economia - Defr) di quanto lo sia stato nei tre anni passati al Dipartimento della difesa (Ddps) con armamenti, aerei da caccia e graduati che spendono in modo allegro i soldi dei contribuenti. E la neoeletta Karin Keller-Sutter (Plr) potrà ora mettere a frutto l’esperienza maturata da consigliera di Stato nel suo cantone, San Gallo, occupandosi di temi (asilo ecc.) che l’hanno resa famosa e che presto si ritroverà sul tavolo da nuova responsabile del Dipartimento di giustizia e polizia (Dfgp).

Facciamo per dire che non sono pochi gli aspetti positivi dell’ampio rimpasto dei dipartimenti (quattro su sette sono passati di mano) avvenuto ieri in seno al Consiglio federale (cfr. p. 6). Certo, le due nuove arrivate hanno dovuto accontentarsi delle briciole: il Ddps e il Dfgp. La decisione – presa in seconda battuta, dopo lunga discussione e a maggioranza, in assenza di una comune intesa – di affidare il primo ad Amherd e il secondo a Keller-Sutter, non sembra un buon viatico per un governo che entra in un anno elettorale con dossier cruciali in sospeso. Ma tant’è, è andata così.

Alcune osservazioni, per inquadrare meglio. L’Udc si sbarazza dell’ingombrante Dipartimento della difesa e ne guadagna uno di prestigio (oltre a conservare quello strategico delle finanze), dal quale dipendono le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone che l’Ue – nell’accordo quadro pubblicato venerdì dal Consiglio federale – vorrebbe allentare, erodendo l’autonomia di cui sin qui ha goduto la Svizzera in tale ambito. Come possa un ministro (per giunta non noto per le sue doti di conduzione e mediazione) di un partito neo-isolazionista portare avanti con successo un dossier cruciale per il futuro della politica europea della Confederazione, resta un mistero. Con Keller-Sutter (che invece era “predestinata”, ha scritto il Plr, a proseguire “la politica economica liberale” di Johann Schneider-Ammann al Defr), le prospettive erano migliori. Udc e Ps escono vincitori dal doppio arrocco. I socialisti col Datec si accaparrano un altro dipartimento chiave, oltre a quello degli interni (che Alain Berset, tra un anno, potrebbe cedere a Ignazio Cassis in cambio degli esteri). Il Plr perde l’economia, ma eredita un dipartimento che negli anni a venire – al pari di quello degli esteri – non resterà al margine dei dibattiti che contano (a partire dal referendum contro la ripresa della direttiva Ue sulle armi, fino alla votazione sull’iniziativa Udc per disdire la libera circolazione).

Il Ppd, infine: ne esce ridimensionato. Amherd, come molti dei suoi temevano, è rimasta con la ‘pepatencia’ in mano. Il Ddps non offre progetti stradali e ferroviari da vendere ai quattro angoli del Paese. E i popolari-democratici, in affanno in molti cantoni e sul piano federale, ora dovranno fare i conti anche con una minore (e meno benevolente) presenza mediatica rispetto a quella che garantiva Doris Leuthard al Datec.

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