Commento

Ma quale autodeterminazione se siamo poi vassalli degli Usa?

Denunciare l'extraterritorialità delle leggi americane non temendo rappresaglie economiche: questa sì che sarebbe dimostrazione di dignitosa sovranità

Bandiera americana sul palco di Losanna (dopo un round negoziale sul trattato con l'Iran) - Keystone
17 novembre 2018
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Si oppone la sovranità agli accordi con l’Europa ritenuti solo dannose ingerenze (salvo poi a pretendere vantaggi finanziari e bancari), si esalta la priorità della Costituzione più come pretesto di chiusura che suo rigoroso rispetto (ci preoccuperemmo altrimenti di altri articoli fondamentali inapplicati da quarant’anni), si è contrari a “giudici stranieri” perché conta solo il diritto svizzero (dimenticando che un contratto è tra più parti di pari diritto). Eccoci invece supini, ossequiosi e silenziosi nei confronti di un distruttivo sistema che riemerge in maniera paranoica proprio in questi giorni: l’extraterritorialità delle leggi americane.

L’abbiamo già subita con le banche, costrette in patria ad accettare e subire le regole fiscali americane, tanto da indurre anche il parlamento federale a parlare di “vassallaggio delle banche svizzere”. Subita passando sotto il torchio della Giustizia di Washington, versando miliardi di multe. È a partire dagli anni Duemila che gli americani hanno rafforzato l’arsenale giuridico extraterritoriale, utilizzando il dollaro, moneta universale di contratti e pagamenti, per imporre la loro legge. Ora lo sperimenteremo ancora con la cancellazione da parte di Trump dell’accordo sul nucleare con l’Iran, concluso nel 2015 dall’odiato Obama, e con il ritorno delle sanzioni economiche. Saltano così gli accordi che nel 2016 il ministro dell’Economia Johann Schneider-Ammann, accompagnato dagli imprenditori svizzeri, si affrettò a stipulare con Teheran oppure più di mezzo miliardo di esportazioni o il contratto plurimiliardario della Stadler Rail per il metro a Teheran con la vendita prevista di 120 treni o gli investimenti che varie imprese industriali svizzere hanno già operato e non facili da annullare in tre mesi, come per il fabbricante di macchine agricole Bühler di Uzwil. Riderà la Cina.
L’extraterritorialità giuridica degli Stati Uniti, applicata ora sistematicamente da Trump, ha un duplice evidente scopo. Primo, diplomatico: rafforzare il vassallaggio degli Stati europei, Svizzera compresa, imponendo la politica estera americana. L’Europa che una volta tanto, con Obama, si è data da fare e ha sostenuto l’accordo nucleare, azzerata dalle sanzioni unilaterali decretate da Trump, finirà per applicarle per timore di rappresaglie economiche e finanziarie. L’altro economico: indebolire i principali concorrenti delle imprese americane.

La conclusione è che ci vorrebbe meno ideologia elettoralistica e meno ipocrisia politica-economica anche in casa nostra. O si ammette che bisogna essere succubi degli Stati Uniti per sopravvivere e allora non si parli di sovranità e di autodeterminazione solo con l’Europa, ingannando il popolo. O si riconosce che il problema sono più gli Stati Uniti che l’Europa, di cui contribuiamo invece a mantenerne la divisione che fa comodo all’America (e alla Russia). O riusciamo a denunciare questa extraterritorialità delle leggi americane non temendo rappresaglie economiche, che si ritorcerebbero contro gli Stati Uniti, e dimostrando che non siamo la bassacorte di nessuna potenza. Questa sì che sarebbe dimostrazione di dignitosa sovranità e reale autodeterminazione.

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