Distruzioni per l'uso

I leghisti, i migranti e il figlio del vetraio

Salvini esacerba la situazione pur di avere uno spauracchio da usare alle urne. E pure da noi...

“È vero che una volta i pompieri spegnevano gli incendi, invece di appiccarli?” (Ray Bradbury, ‘Fahrenheit 451’)
((Max Pixel))
17 novembre 2018
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Gli immigrati non sono il problema, sono la soluzione. A volte ho l’impressione che questo non sia il mantra dei “$ociali$ti-buonisti-radical-chic-col-Rolex’, come da tenace narrazione leghista, quanto piuttosto dei leghisti stessi. Che nello spauracchio dell’uomo nero hanno trovato la soluzione ideale per farsi eleggere, e guai a chi gliela tocca. Altrimenti non si spiega perché, invece di negoziare soluzioni pragmatiche, facciano di tutto per conservare e perfino esacerbare il problema.

Prendete l’Italia. Se la Camera approverà quanto già passato in Senato, si troverà presto con nuove regole per la gestione dei migranti. È il nuovo ‘Decreto sicurezza’, quintessenziale declinazione del dogma salviniano. Il nuovo decreto abolisce il permesso di soggiorno per motivi umanitari, quello che finora consentiva oltre due terzi delle regolarizzazioni (il resto riguarda principalmente l’asilo vero e proprio e la protezione sussidiaria, tutelati da trattati internazionali). Qualcuno potrà ancora passare per le maglie del sistema attraverso nuove fattispecie introdotte dal decreto: vittime di tratta e violenza domestica, casi medici gravi, chi viene da Paesi colpiti da calamità o si è distinto per atti di valore civile. Ma la maggioranza si vedrà opporre un diniego.

A ciò il governo gialloverde ha aggiunto un significativo depotenziamento degli Sprar – i centri d’accoglienza di secondo livello, ultimo argine a un sistema inefficace e disumano – prolungando invece da 90 a 180 giorni la permanenza nei centri di prima accoglienza, spesso fatiscenti. E poi c’è il blocco della richiesta d’asilo in caso di una condanna in primo grado, in barba alla presunzione d’innocenza sancita dalla Costituzione.

In teoria, chi resta escluso dovrà essere prontamente rimpatriato. Suppongo che i sostenitori di questo governo si illudano che sarà davvero così. I ‘numeretti’ che fanno tanto arrabbiare i due vicepremier, però, dicono il contrario: l’investimento di un milione e mezzo di euro per l’allontanamento dal suolo nazionale, previsto dal decreto, non basta assolutamente a rispedire ‘a casa loro’ le decine di migliaia di nuovi irregolari creati dalla legge. Né è detto che ‘casa loro’ se li riprenda, data la cronica mancanza di accordi ad hoc. Matteo Villa dell’Ispi ha fatto due conti, ed è giunto a una desolante conclusione: “entro il 2020 in Italia avremo 60mila nuovi irregolari”.

Cosa faranno alcuni di questi irregolari ce lo dicono le statistiche: come ha ricordato il ‘Foglio’ riportando i dati dell’Istat, il tasso di delittuosità fra chi non ha un permesso di soggiorno è 23 volte superiore a quello dei cittadini italiani. Un decorso prevedibile, se si confinano le persone in un limbo che impedisce loro di vivere e lavorare alla luce del sole. La scelta di risolvere i problemi legati all’immigrazione con un arbitrio mascherato da rigore, insomma, sortisce effetti opposti a quelli sbandierati: meno sicurezza. Tanto più che manca completamente una proposta costruttiva sulla gestione dei flussi migratori, che si tratti di regolare i visti di lavoro o di razionalizzare le procedure di richiesta e assistenza.

Salvini lo sa benissimo. Ma sa anche che se le tensioni sociali si attenuassero, lui cesserebbe di essere il politico più popolare del paese. Al contrario il loro aggravarsi gli permetterà di alzare ancora i decibel della sua tenorile xenofobia, al prossimo giro elettorale. È la vecchia storiella del vetraio che per crearsi lavoro manda il figliolo a frantumare finestre.

Un trucchetto che potrebbe perfino avere un effetto collaterale keynesiano, se si terrà fede alla promessa di assumere diecimila nuovi agenti delle forze dell’ordine. Così come Keynes suggeriva provocatoriamente di impiegare operai per scavare buche e poi fargliele nuovamente riempire, pur di sostenere l’occupazione e i consumi, così Salvini si impegna contemporaneamente a creare nuovi crimini e nuove guardie. C’è del genio in cotanta follia.

Parlo a nuora perché suocera intenda, naturalmente. Intanto perché la grossolana malagestione dei migranti in Italia crea ulteriori pressioni ai nostri confini. Poi perché anche da noi ci sono parecchi corifei del securismo leghista, anch’essi abili nel campare sul mito del ‘finto rifugiato con lo smartphone’. Infine perché quel poco di razionale che resterà nei codici italiani – il diritto d’asilo – sopravviverà in quanto protetto dal diritto internazionale. Lo stesso che anche da noi, ora e ultimamente, si trova sotto attacco.

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