Commento

Il popolo sopra e contro tutto

Democrazia diretta sotto attacco? L’Udc leva sugli altari la volontà popolare. Misconosce così il ruolo del popolo, organo costituzionale fra altri.

(Keystone)
10 novembre 2018
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L’iniziativa popolare detta ‘Per l’autodeterminazione’ non prevede la disdetta automatica della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Dice che in caso di “contraddizione” con la Costituzione, questo e altri trattati internazionali potranno “se necessario” essere denunciati. Saranno in ogni caso governo e parlamento, semmai il popolo a deciderlo. E anche se fra due settimane prevarrà il ‘sì’, è improbabile che un domani possa esserci in questo Paese una maggioranza favorevole a un simile passo. Persino i tenori dell’Udc, dopo aver cantato tutto e il contrario di tutto, ora frenano: Christoph Blocher dice ormai di non avere “nulla” contro la Cedu; e per il consigliere nazionale Hans-Ueli Vogt, ‘padre’ del testo, una denuncia da parte elvetica è esclusa. Quanto ai giudici, l’iniziativa non dà loro alcuna nuova, chiara consegna sul da farsi.

Non si sa mai, però. Degli assegni in bianco, meglio diffidare. È legittimo dunque temerne le implicazioni per la tutela dei diritti umani, fossero solo quelle simboliche. E fa bene chi la combatte a usare immagini forti: il fondatore della Croce Rossa Henri Dunant, “tradito”; una sega che tritura i diritti umani; la Svizzera che “resiste” ai Trump, ai Putin, agli Erdogan che la fan da padrone. Nei panni di “Davide contro Golia”, democentristi e leghisti fanno gli scandalizzati. Ammiccano ai ‘moderati’, confidando che abbiano la memoria corta e non ricordino che i corvi, i topi, le pecore nere e i ladri (neri, naturalmente) di passaporti rossocrociati, affissi fino a ieri a ogni angolo di strada, sono farina dello stesso sacco.

Udc e Lega hanno capito l’antifona. Sanno che un conto è criticare (non lo fanno sempre a torto) singole sentenze della Corte di Strasburgo, ma che tutt’altra storia è assumersi appieno la responsabilità di spianare la strada alla disdetta della Cedu o all’esclusione della Svizzera dal Consiglio d’Europa, a seguito di un ripetuto, mancato rispetto delle decisioni dei giudici ‘stranieri’. Meglio metterla su un altro piano, perciò. Si tratterebbe allora, né più né meno, di “salvare” la democrazia diretta dall’“abuso di potere” commesso dalle “élite politiche liberali e socialiste che siedono a Berna”, che “dicono al popolo che può ancora votare, ma non l’ascoltano più” (Blocher).

Certo, anche solo l’impressione che il popolo voti e poi politici o giudici non ne rispettino la volontà, può alimentare il risentimento nei confronti delle istituzioni e favorire l’astensione, nuocendo quindi alla democrazia diretta. Non è un aspetto di poco conto, tanto più se si pensa che meno della metà degli svizzeri vota e che sono sempre più numerosi gli ‘indigenti mediatici’ (quando informarsi è un presupposto del libero esercizio del diritto di voto). Ma fermiamoci qui.

La questione ora va posta in altri termini. Piaccia o no all’Udc, il popolo che si vorrebbe sopra tutto, è quello che – in virtù della Costituzione! – elegge il parlamento, che a sua volta elegge governo e giudici federali e che decide come attuare le iniziative. È il popolo che ha l’ultima parola sui principali trattati internazionali e può chiedere quando vuole di disdirli. Ed è sempre lo stesso, ‘infallibile’ popolo che non ha voluto saperne di accollarsi l’onere di eleggere il Consiglio federale (2013), né di essere obbligato a votare sui trattati internazionali (2012). Deificarlo, pur con un’iniziativa sì perniciosa ma astratta, dalle armi spuntate (difatti l’Udc ne ha già lanciata una assai più incisiva, per abolire la libera circolazione), è misconoscerne il ruolo: quello di organo costituzionale fra altri, che contribuisce “alla saggia cooperazione” tra questi, affinché – come qualcuno ha rilevato – “il principio della maggioranza non si trasformi in dittatura della maggioranza”.

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