Commento

La difficile partita di Viola Amherd

La consigliera nazionale vallesana è candidata al posto di Doris Leuthard in Consiglio federale. Data per favorita, non avrà però vita facile.

(Keystone)
25 ottobre 2018
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Annunciando a fine settembre le dimissioni dal Consiglio federale, Doris Leuthard ha lasciato “un vuoto vertiginoso” (‘Le Temps’) nel Ppd. Non che il partito fosse privo di personalità idonee al compito. Ma tutti i papabili (nota bene: uomini) indicati da colleghi parlamentari, osservatori e mass media – dal presidente Gerhard Pfister ai ‘senatori’ Konrad Graber e Pirmin Bischof, fino al cancelliere della Confederazione Walter Thurnherr – non ne hanno voluto sapere.

Le rinunce in serie; il perdurante, obbligato silenzio della ‘candidata ideale’ Viola Amherd, in ospedale per calcoli renali; il relativo spessore dei tre che si erano già lanciati nella corsa (la consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter, la consigliera di Stato Heidi Z’graggen, il ‘senatore’ Peter Hegglin); il fiato sul collo dei sondaggisti, che danno il partito ancora in calo, pericolosamente vicino alla soglia psicologica del 10% alle elezioni federali del prossimo anno: tutto questo ha creato un malcelato imbarazzo tra i popolari-democratici, alimentando per di più speculazioni circa ‘piani B’ volti a far figurare il nome di un refrattario Gerhard Pfister sul ticket che verrà sottoposto all’Assemblea federale.

Fino a ieri. Poi la sezione altovallesana del partito ha comunicato che Viola Amherd si candida. E in casa Ppd – così come tra socialisti e Verdi – molti avranno tirato un sospiro di sollievo. La consigliera nazionale non è una figura carismatica, alla Leuthard. Ma nei 12 anni a Berna ha saputo costruirsi una reputazione di politica affidabile. Le sue doti – conoscenza dei dossier, predisposizione al compromesso, capacità di lavoro, integrità – sono ampiamente riconosciute, anche al di là dell’area di centro-sinistra. La vertenza legale che la riguarda non dovrebbe rappresentare un ostacolo sulla strada verso la ‘nomination’ sul ticket del gruppo popolare-democratico.

Però il 5 dicembre, davanti all’Assemblea federale, sarà un’altra storia. Le elezioni di uno o più consiglieri federali obbediscono a volte a logiche quasi imperscrutabili, possono innescare dinamiche proprie, in grado di smentire le previsioni della vigilia e di sfuggire di mano a chi pretende di pilotarle. A meno di un anno dalle prossime elezioni, nessuno sembra smaniare di fare casino. Difficilmente i partiti e i loro parlamentari correranno il rischio di esporsi a future ritorsioni, appoggiando candidati ‘selvaggi’, che non stanno sui ticket ufficiali. Ma non si sa mai. Intanto, nei ranghi di Udc e Plr – dove la Amherd è ritenuta troppo a sinistra – qualcuno continua ad accarezzare l’idea di riuscire a inserire in quello del Ppd il nome di Pfister, o di una personalità che non abbia il (quasi estinto) profilo cristiano-sociale della vallesana...

E comunque si tratta di un duplice rinnovo del governo, i giochi sono più aperti rispetto a un’elezione singola. Prima verrà eletto il successore di Doris Leuthard, poi quello di Johann Schneider-Ammann (Plr). L’ingresso in governo della liberale-radicale Karin Keller-Sutter (ormai non più così invisa alla sinistra come nel 2010, quando fu candidata perdente) è dato per scontato. A destra, e forse anche al centro, non pochi parlamentari potrebbero allora credere di liquidare così la ‘questione femminile’, tanto più che tocca soprattutto al Plr – non tanto al Ppd – migliorare l’esigua rappresentanza delle donne in Consiglio federale. Preferendo un esponente Ppd ‘borghese’ a Viola Amherd – l’unica in grado di fungere da ‘cerniera’ tra i due consiglieri federali socialisti e i quattro di Udc e Plr – la maggioranza dell’Assemblea federale si assumerebbe una gravosa responsabilità: spostare ancor più a destra il Consiglio federale. E questa non sarebbe una buona cosa.

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