Commento

Nativi digitali, la regola sarà il cambiamento!

Cresce la consapevolezza che la digitalizzazione, l’automazione e l’intelligenza artificiale modificheranno sempre più il mondo del lavoro

28 agosto 2018
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Il nuovo barometro della gioventù del Credit Suisse è una miniera di dati. A pochi giorni dalla ripresa dell’anno scolastico vogliamo evidenziare un paio di informazioni emerse. La prima concerne il confronto fra la generazione Y (i nati fra l’80 e il 2000) e la generazione Z (i nati a partire dal 2000). Entrambe le generazioni sono ‘digital natives’, cioè di individui nati quando le nuove tecnologie erano già affermate. Ma i primi preferiscono Twitter, Facebook e internet in generale e guardano anche talvolta la tv, mentre i secondi hanno già voltato le spalle al tubo catodico e alla rete intesa ‘in generale’: preferiscono Instagram, Snapchat, WhatsApp, YouTube. Insomma: non ci sono solo due mondi digitali, uno composto di nati prima (che hanno dunque dovuto abituarsi e sforzarsi) e uno nato dopo l’avvento della rete (composto da persone per le quali tutto è chiaro e facile). No, in realtà esistono mondi digitali e comunità di utenti in continua evoluzione. Ciascuno è figlio del proprio tempo e il tempo corre a velocità sempre più elevata. I Millennials non sono dunque un blocco monolitico, si stanno suddividendo in tante diverse comunità: a seconda dell’età, dell’evoluzione continua e delle trasformazioni delle offerte digitali.

Se questa fetta di gioventù si sente insicura (ma capita a chiunque muova i primi passi nel mondo degli adulti) è un bene – lo dice sempre il barometro – che non appaia al contempo disorientata. Stando ai dati raccolti, gli interpellati si dicono infatti pronti ad assumersi dei rischi, come per esempio fondare una propria azienda. Ma a dare un’impressione positiva è in particolare un dato: la consapevolezza dei giovani che il perfezionamento, costante e per tutta la vita, sia importante. È vitale che l’incertezza generata dalla digitalizzazione per loro si traduca da subito in uno sguardo comunque positivo e fiducioso verso il loro domani. Una maturazione che deve avvenire spingendo le generazioni Y e Z (e quelle che seguiranno) a porsi seriamente anche alcune domande: ma la digitalizzazione muterà il mondo del lavoro che sceglierò? E se sì quanto? Del resto all’orizzonte c’è una nuova rivoluzione chiamata intelligenza artificiale che avrà in determinati settori impatti ancor più decisi rispetto ai processi sin qui conosciuti. Quali sono i lavori che scompariranno e quali muteranno? In che modo? E quali saranno le nuove opportunità offerte? Ma soprattutto: ho le conoscenze per far fronte alle nuove sfide? Domande che è importante porsi, sia come genitori che come giovani, guardando assieme verso un domani in perenne e accelerata trasformazione, come detto, a maggior ragione a pochi giorni dell’apertura di un nuovo anno scolastico.

A dar retta al barometro – ma poco importa il perché – non è dato sapere come mai in Svizzera ‘solo’ un 34% tema la scomparsa della propria professione, contro percentuali molto più alte di altri Paesi (Usa, Brasile, Singapore). Non si sa se sia così perché siamo rimasti indietro rispetto agli sviluppi del mondo del lavoro internazionale e lo shock prima o poi arriverà anche da noi come altrove, o se la Svizzera sia preparata meglio alle sfide a causa del suo buon sistema politico, economico e sociale.

Ma intanto è importante che cresca la consapevolezza che la digitalizzazione, l’automazione e l’intelligenza artificiale modificheranno sempre più il mondo del lavoro. E non solo. E che chi vi si affaccia e gli attori – come lo Stato e le aziende – che tengono le redini della formazione di base e continua, sappiano da subito dimostrare un’attenzione e una sensibilità superaccresciute, fornendo conoscenze professionali e strumenti di base tecnici capaci di reggere per più anni.

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