Commento

Svizzera Giano bifronte, quando le armi battono i principi

La decisione di allentare i criteri per l'esportazione, anche in Paesi in guerra, mostra che l'economia prevale sui principi umanitari

Keystone
22 agosto 2018
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Da noi in Svizzera valgono di più i principi umanitari o l’economia? La recente decisione (ora anche) della commissione del Consiglio nazionale di allentare i criteri per poter esportare armi pure in Paesi coinvolti in un conflitto armato – ma attenzione bene! – ‘solo se non c’è motivo per supporre che il materiale bellico da esportare sarà impiegato in un conflitto’, dimostra in tutta la sua evidenza da che parte sta pendendo la bilancia a Berna. A stupire sono in particolare le esplicite motivazioni addotte dalla commissione, che, senza provare il benché minimo imbarazzo, giustifica la correzione di rotta sostenendo che la Svizzera deve mantenere una capacità industriale adeguata alle esigenze della sua difesa nazionale e che il calo delle esportazioni mette in pericolo il know-how e i posti di lavoro. Insomma, economia – purtroppo di guerra – batte mille a zero i principi di politica estera e soprattutto i valori della tradizione umanitaria. Come si farà un domani a controllare se determinate armi non vengono poi utilizzate in un conflitto anche ‘solo’ civile interno ad un Paese? E ancor più, come faremo a esporre nella nostra vetrina certi discorsi (a questo punto limitati alla Ginevra internazionale depositaria delle convenzioni)? Il passo compiuto rema contro la tradizione umanitaria. E la Svizzera appare di nuovo Giano bifronte.

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