Commento

Perché Campione ci riguarda

Si chiama Totone, è di origine longobarda ed è vissuto nell’Ottavo secolo. Studiosi a parte, pochi sanno che questo ricco commerciante è uno dei più illustri cittadini di Campione d’Italia

4 agosto 2018
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Si chiama Totone, è di origine longobarda ed è vissuto nell’Ottavo secolo. Studiosi a parte, pochi sanno che questo ricco commerciante è uno dei più illustri cittadini di Campione d’Italia e al contempo “la figura più ragguardevole delle terre ticinesi” di quel secolo, secondo il ‘Dizionario storico della Svizzera’. Il suo personaggio non è importante solo per motivi storici – avendo contribuito a sfatare il mito dei ‘Secoli Bui’ –, ma anche politici. Alla scelta di Totone di donare i propri beni all’arcivescovo di Milano, si deve infatti l’attuale appartenenza del paese ceresiano all’Italia.

Siamo nel 2018 e questa duplice natura di Campione è esasperata da quella che è probabilmente la più grave crisi con la quale l’exclave si sia confrontata in tempi recenti. Le cronache narrano da mesi di una casa da gioco – la più grande in Europa, firmata Mario Botta – in grosse difficoltà, di un Comune sul lastrico, che da mezzo anno non è in grado di pagare gli stipendi. A luglio le cose precipitano: la società che gestisce il casinò è dichiarata fallita. È un vaso di Pandora che si apre. Seicento persone – fra dipendenti della casa da gioco e comunali – a rischio licenziamento su una popolazione residente di neanche duemila abitanti, servizi pubblici e parastatali chiusi o avviati a questo destino, cittadini preoccupati per il proprio futuro. Rabbia, frustrazione, paura.
Proteste e richieste d’aiuto sono dirette a Como, Milano, Roma. E a loro spetta trovare una soluzione. Ma la cornice di questo dramma che si sta consumando dall’altra parte del lago è ticinese. E non solo per la posizione geografica di Campione e a causa di una donazione che ne ha segnato le sorti, quanto pragmaticamente per i numerosi legami con il Ticino. Dalla valuta alle targhe, dagli allacciamenti idroelettrici alla telefonia, fino alle scelte scolastiche e professionali dei suoi cittadini: il paese è – e si sente – in sostanziosa parte anche svizzero.

Salvare il sistema Campione – dove i proventi della casa da gioco di fatto sostengono l’ente pubblico – non sarà facile. Ci ha provato per anni l’amministrazione comunale precedente, sta cercando appoggi politici per farlo l’attuale guidata da Roberto Salmoiraghi.

Intanto, la popolazione vive con il fiato sospeso. Non sa se i figli andranno all’asilo, se da settembre avrà ancora una copertura sanitaria, se domani il posto di lavoro ci sarà. Da quest’ultimo fronte le notizie più recenti non sono buone (cfr. pagina 13): la maggioranza dei dipendenti comunali saranno messi «in mobilità». Non un licenziamento, ma quasi. La situazione è «disperata, Campione non sarà mai più quello di una volta», ha sottolineato ieri il sindaco. Di fronte al preannunciato disastro sociale – esclusi miracoli per ora non all’orizzonte –, il grande esempio di solidarietà dimostrato da un piccolo comune come Maroggia, disposto ad accogliere i piccoli rimasti senza scuola dell’infanzia, dovrebbe fungere da modello per chi pensa che Campione non sia affar suo. La storia, la cultura, i rapporti sociali ed economici e non da ultimo il senso di solidarietà insito in tutti noi lo smentiscono: è una crisi che riguarda anche noi.

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