Commento

Googlopoli ad alto rischio, dietro la mini multa da 4,3 miliardi

La concentrazione economica? Una minaccia non solo per i consumatori, ma anche per la democrazia!

19 luglio 2018
|

La multa di 4,3 miliardi inflitta dall’Unione europea a Google, che tutti ci siamo affrettati a definire gigantesca, a ben guardare è di quelle mini, visto che al gruppo americano bastano due (sic!) sole settimane per guadagnare lo stratosferico importo. Detto altrimenti: ecco un bell’esempio di quanto tutto su questa Terra possa essere relativo. Nel senso che, da che mondo è mondo, chi viola le regole si chiede: ma a me, conviene farlo? Conviene in soldoni violare le leggi, facendo la tara fra quello che comunque guadagno e quello che dovrei pagare, se beccato con le mani nella marmellata? Sempre che venga preso e poi davvero sanzionato! Anche perché c’è pure la possibilità che uno non venga mai colto in fallo, o che venga preso raramente, oppure ancora che prima o poi giunga una sanatoria e cogliendo la palla al balzo si finisca per mettersi a posto in zona Cesarini.
Ma andiamo all’aspetto centrale: ovvero, le ragioni della multa in apparenza salatissima. Il motivo è l’abuso di posizione dominante sul mercato, per il fatto che la ditta, detto in parole più semplici, usa la sua forza contrattuale per imporre – ad esempio – nei suoi telefoninil’uso del suo motore di ricerca e l’applicazione che consente di navigare in rete.

Per noi utenti non c’è dunque scelta: o mangi questa minestra, ovviamente al prezzo e alle condizioni decisi dal cuoco, o salti la finestra e non puoi concederti quel servizio ormai considerato essenziale, per taluni persino vitale. Questo succede quando non esistono altri concorrenti sul mercato, in grado di offrire una scelta al consumatore.

Ora, a questa questione – diciamo tecnica – di mercato (in definitiva chiusa), se ne aggiunge un’altra, di carattere culturale. Il modello di business imposto di fatto a mezzo mondo e che abbiamo fra le mani è quello americano. Che si rifà a una determinata cultura affaristica che è diversa dalla nostra. Ma allo stesso tempo l’Europa non è in grado di proporre proprie valide alternative sul mercato, se non intervenendo dall’alto con una raffica di sanzioni.

In realtà per tutti, per la nostra cultura, per la nostra economia, per la nostra identità di cittadini-consumatori, sarebbe meglio poter avere una ‘nostra’ alternativa sul mercato. Un’eventualità che appare sempre più impossibile, visto che chi domina il mercato fa e farà sempre di tutto per restare in sella, comperando anche a qualsiasi prezzo potenziali concorrenti già sul nascere e togliendoli così dal mercato. In questo modo i potenti si ritrovano ad essere sempre più potenti e i consumatori infilati su una strada obbligata quanto a scelte. Di più: persino ignari anche dei benefici che potrebbe offrire loro una sana concorrenza, tanto vengono coccolati dai monopoli, che – ricordiamo – sono pure privati.

Tutto qui? Macché. Come saggiamente ricorda Federico Rampini su ‘la Repubblica’ di ieri, “alle origini della prima legge anti-monopolistica Usa (lo Sherman Antitrust Act) c’era l’idea forte che la concentrazione economica fosse una minaccia non solo per i consumatori, ma anche per la democrazia. Intuizione che si è persa per strada, ma che è più attuale che mai”.

Il recente caso di Cambridge Analytica – e i dati sgallinati e poi utilizzati per influenzare le scelte politiche – è li a dimostrarlo. Stiamo scherzando col fuoco. Cominciare ad accorgersene sarebbe la prima cosa.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE