Commento

Il ri(s)torno del buonsenso

In politica la forma è sostanza. Perché il contenitore, la legge e dunque il diritto, conta tanto quanto il contenuto.

26 maggio 2018
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In politica la forma è sostanza. Perché il contenitore, la legge e dunque il diritto, conta tanto quanto il contenuto. Pena il caos. Conta il processo decisionale, come contano i temi che il primo porta a conclusione. La premessa ci sta tutta in un tempo, il nostro, che per opportunità (e spesso incapacità) tende a banalizzare i principi democratici così faticosamente conquistati, perché prendere le scorciatoie si direbbe apparentemente più facile. Si direbbe, ma così non è.

Il caso annoso che vede protagonisti i tributi dei frontalieri, nonché il ristorno di parte di questi all’Italia, è esempio emblematico, nitido, di quanto sin qui scritto. C’è un trattato bilaterale risalente al 1974, rivisto e corretto che attende “solo” la firma dei rispettivi Paesi. Trattato internazionale e dunque, per quel che ci riguarda, di competenza federale. Con la riforma cambia un principio essenziale: cadono i ristorni (ciò che la Svizzera versa all’Italia) e ognuno impone la propria quota secondo i propri criteri. Decisi, gioco forza, autonomamente. Sul fisco, per dire, nella stessa Unione europea ogni membro aderente fa quello che crede.
Questo il quadro attuale, dove gli attori unici restano i negoziatori nazionali. Poi, certo, le realtà sottostanti e coinvolte in questi ultimi tempi hanno detto la loro. Il Canton Ticino in testa e la Regione Lombardia, di riflesso. Legittimamente, ci mancherebbe, ma senza reale potere contrattuale, né sulla forma né sulla sostanza. Almeno stando all’attuale accordo. Lo ha ribadito ancora l’altro ieri il Consiglio di Stato ticinese prendendo posizione sulla mozione Ppd – lunedì prossimo in Gran Consiglio – che vorrebbe vincolare l’uso dei ristorni (realizzazione di posteggi nelle stazioni ferroviarie). E qui si entra nella sostanza. Il governo ribadisce che l’accordo in questione “non contiene disposizioni precise sulla destinazione degli importi dei ristorni”. Non lo contiene nemmeno la revisione in attesa della firma finale. Anzi, se approvato il nuovo accordo separa nettamente il prelievo e l’utilizzo dei tributi fiscali.

Tutto il resto è contorno. Utilissimo, non vorremmo essere fraintesi, perché ogni comunità coinvolta – e vale a maggior ragione per uno Stato federalista qual è il nostro – deve sentirsi partecipe direttamente o indirettamente delle scelte che la riguardano. Ma avendo sempre ben in chiaro di cosa si sta parlando. Proprio perché la forma è sostanza, non si possono cambiare le regole a giorni alterni. E non lasciamoci trarre in inganno dalle interpretazioni di comodo – che pur a volte la diplomazia consiglia – magari espresse anche dal Consiglio federale, giusto per calmare gli animi (sapendo già in partenza dove si andrà a sbattere). Meglio, molto meglio, restare sul possibile come s’è fatto ieri con l’incontro Ticino-Lombardia dove si è parlato di infrastrutture e viabilità transfrontaliera. Là dove è possibile agire a livello transfrontaliero, come già capitato con TiLo. Come è successo a Basilea, con la realizzazione dell’aeroporto franco-svizzero di Mulhouse (Alsazia). Niente di roboante, ma tanto di utile al benessere di entrambe le comunità.

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