Commento

'M' come Mondiali (e come Mina)

I rapporti di vicinato tra italiani e ticinesi, storie di cugini bisticciosi e di conferenze stampa solo per 'stranieri'

4 aprile 2018
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“Cari vicini, si scherza” è il messaggio che accompagna lo sfottò prodotto dai creativi Migros per annunciare l’arrivo delle figurine Panini sui propri scaffali. Le figurine dei Mondiali di Russia, quelli ai quali la nazionale italiana non parteciperà. Qualche giorno fa il Chiellini con scritto sotto “Tu no”, inserito in uno di quei ‘meme’ prodotti dal web per altre ironiche sventure, ha scaldato gli animi oltre confine. Il tifoso italiano ferito nell’orgoglio calcistico ha gridato alla discriminazione; il tifoso svizzero, che l’orgoglio ferito non ce l’ha perché in Russia ci andrà, sostiene si tratti di normali schermaglie da bar; il ticinese moderato si è chiesto perché mai prendersela con una nazione che ha vinto quattro campionati del mondo, “noi che la cosa più importante è ancora la medaglia d’argento al torneo olimpico del 1924”; l’italiano moderato giura che se l’Esselunga avesse dovuto promuovere il roastbeef argentino, non avrebbe mai messo un fotomontaggio di Stephan Lichtsteiner in una grillhouse di Buenos Aires.

Realisticamente, lo smacco sportivo non genera mai pacche sulle spalle. Men che meno nei confronti di una nazionale di calcio come quella italiana, che da 10 anni non ha più campioni, da cui la depressione estiva di un popolo che guarderà gli altri lottare per un trofeo alzato più volte (e scolpito da un italiano). Comunque la si pensi, i rapporti di vicinato tra italiani e ticinesi sono così, un legame tra cugini bisticciosi che a volte si dimenticano pure di invitarsi alle occasioni che contano. È successo ai giornalisti ticinesi che si occupano di musica (un numero esiguo, una specie da Candidato Parco Nazionale), che alla presentazione luganese di ‘Maeba’, ultimo disco di Mina, non sono stati invitati. Meglio è andata ai cugini italiani, che invece a palazzo ci sono stati, e dagli studi della Pdu hanno inviato videoselfie e fiumi di parole sull’ascolto privilegiato. Parlando da ticinesi moderati, la stampa musicale di questa terra non ha mai deciso le carriere dei cantanti oltre confine, né le deciderà mai. In realtà, la stampa musicale in genere non decide più la carriera di nessuno da molto tempo. Si può anche concedere che esista stampa musicale di serie A e stampa musicale di serie B, vista la differenza di mercato.

Ma il punto è un altro. L’uscita di un nuovo disco di Mina è sempre un evento nazionale. Per via dei rapporti di vicinato – stante l’accoppiata Mina-Lugano, stante la doppia cittadinanza del suo produttore artistico – i confini di questo “nazionale” in questo caso non sono chiarissimi. Per cui: cara Mazzini (così ci dicono la si chiami nel settore, spettabile Mina), una conferenza stampa in terra svizzera per soli giornalisti italiani, a noi è sembrata una burla come quel “Cari vicini, si scherza”. Nessun rancore, sia chiaro, non siamo quei consumatori che al ‘meme’ hanno risposto “Da oggi faremo la spesa alla Coop”. Anche perché contro di lei, regina di tutte le voci femminili, non c’è cooperativa di cantanti che tenga. Però siamo stampa anche noi, in una terra – quella ticinese – in cui ‘Maeba’ è stato in gran parte registrato (lo ha scritto l’Ansa, e ci fidiamo). Nessun rancore, dicevamo. Noi il suo disco l’abbiamo ascoltato, ci è piaciuto e ne parleremo presto. Anche se nessuno ci ha invitati alla festa. Distinti saluti.

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