Commento

Giustizia 2018 e nuova Procura, la riforma a parole

Sappiamo chi è il conducente ma non il tipo di veicolo che guiderà

20 febbraio 2018
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Con un’interrogazione inoltrata ieri (giorno dell’elezione del pg), il deputato liberale radicale Matteo Quadranti chiede molto opportunamente al Consiglio di Stato che fine abbia fatto ‘Giustizia 2018’, il progetto di riforma dell’apparato giudiziario ticinese tanto strombazzato, perlomeno sino a qualche anno fa, dal Dipartimento istituzioni. Siamo nel 2018 ma di quel progetto, volto a rendere la magistratura “più efficace ed efficiente” (è lo slogan caro al Dipartimento), si è visto poco o nulla. Peccato, perché uno dei suoi annunciati assi portanti è (era?) la riorganizzazione del Ministero pubblico, con nuove competenze per il procuratore generale. L’assenza a tutt’oggi di proposte tradotte in legge non ha certo facilitato il lavoro del parlamento nella scelta del nuovo capo dell’importante ufficio giudiziario. Oggi si sa chi è il conducente – il nuovo pg – ma niente si sa del tipo di veicolo – il nuovo Ministero pubblico – che guiderà. La conoscenza preliminare del veicolo avrebbe permesso di stabilire il giusto profilo del conducente ed evitato così, con ogni probabilità, ciò che paventavamo su queste colonne lo scorso dicembre: il pasticcio degli assessment. Ebbene, in futuro è auspicabile meno dilettantismo da parte della politica, ovvero governo e Gran Consiglio.

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