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Certe notti sei sveglio...

“Certe notti sei sveglio, o non sarai sveglio mai”

17 febbraio 2018
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“Certe notti sei sveglio, o non sarai sveglio mai”. Già, perché se mastichi sport, se delle emozioni che sa regalare ti nutri, per puro piacere o anche per raccontarlo, certi momenti non te li puoi perdere. Nemmeno se non hai la fortuna di essere sul posto (in questo caso in Corea) e il giorno e la notte si invertono. Il 16 febbraio 2018 rimarrà negli annali come uno di quegli istanti, un frammento di emozione scolpito con merito nella montagna di storia dello sport svizzero da tre grandi campioni: Beat Feuz (argento nel superG), Wendy Holdener (seconda pure lei nello slalom) e Dario Cologna (oro, il quarto della sua carriera, nella 15 km).

Un trionfo sognato, quasi invocato e per nulla scontato, ma il cui profumo (di Cologna) ci inebriava ogniqualvolta, durante la prima settimana dei Giochi di Pyeongchang, gettavamo un occhio al calendario, in un gesto che poteva sembrare banale, ma dietro al quale in realtà si celava una sorta di richiesta d’aiuto. Non ce ne vogliano Jenny Perret e Martin Rios se il loro argento conquistato in una disciplina che ha faticato a decollare come il curling misto non ha placato la nostra sete di medaglie. O anche solo di emozioni vere, che vuoi per i capricci di Eolo che più volte ha costretto al rinvio delle prove di sci alpino, vuoi per qualche infortunio di troppo (su tutti quello del campione olimpico in carica Iouri Podladtchikov), per alcune controprestazioni dei nostri rappresentanti (hockeisti compresi) o semplicemente per gli avversari troppo forti, hanno faticato ad arrivare.

Ecco quindi che ancor più che il mercoledì della discesa di Feuz (comunque medaglia di bronzo, ma era il favorito) a mandarci in fibrillazione era proprio la data del 16 febbraio, crociata in rosso sul nostro programma olimpico in quanto prevedeva, tra le altre cose, alle 2 di notte (in Svizzera) la prima manche dello slalom femminile, alle 3 il superG maschile, alle 5.15 la seconda discesa tra i paletti stretti e alle 7 la 15 km di fondo maschile. Una notte lunga, dall’altissimo potenziale godereccio (sportivamente parlando), ma anche senza garanzie – a maggior ragione visto l’andazzo – e quindi con possibili delusioni nascoste dietro ogni paletto, su ogni centimetro di pista. Niente di tutto ciò. Beat ha entusiasmato, Wendy non ha tremato (e poco importa se a entrambi sono mancati pochi centesimi per mettersi al collo l’oro) e Dario ha dominato, in un crescendo di emozioni che agli sbadigli proprio non ha lasciato spazio. E chissà che sullo slancio i nostri eroi ci faranno ancora sognare (compresa Lara Gut, scesa in pista nella notte nel superG). Ad occhi aperti però, perché come diceva il Liga, “certe notti sei sveglio, o non sarai sveglio mai”...

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