Commento

Quanta fragilità istituzionale!

Dunque avrebbero agito nell’illegalità con consapevolezza. Peggio.

Ti-Press
2 febbraio 2018
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Dunque avrebbero agito nell’illegalità con consapevolezza. Peggio. Scoppiato lo scandalo (nel marzo 2017) avrebbero poi costruito e diffuso giustificazioni inesistenti, senza nessuna aderenza alla realtà, per coprire le scelte precedenti. Non c’era nessuna emergenza e già l’aveva detto il rapporto del Controllo cantonale delle finanze stilato su mandato governativo e consegnato il 12 aprile 2017. Quasi un anno fa! Non c’era nessun vantaggio economico e, addirittura, poco dopo l’assegnazione del mandato pubblico (3,4 milioni) senza approvazione del Consiglio di Stato – qui sta l’illegalità – erano emerse gravi lacune formali e organizzative all’interno della ditta in questione, l’Argo 1 già OtenyS. Ciò nonostante si è tirato dritto.

Il rapporto del perito Marco Bertoli ha confermato, presentando nuovi e importanti elementi, quanto già s’era capito (nonostante l’improbabile e nebulosa narrazione di Paolo Beltraminelli, direttore del Dss) sin dall’inizio: non c’è risposta plausibile, vera, all’assegnazione di quell’appalto. E a distanza di quasi un anno, la posizione del consigliere di Stato popolare democratico è a dir poco imbarazzante. O sapeva e ha mentito, o non sapeva e manco era in grado di gestire una propria divisione. Bugiardo o incapace, terzo non dato.

È passato un anno, si diceva, con in mezzo due accesi dibattiti parlamentari; la costituzione di una commissione d’inchiesta della Gestione prima e parlamentare poi; l’incarico a un perito esterno; la messa sotto inchiesta amministrativa di una funzionaria e il pensionamento anticipato del capo ufficio, nonché le indagini del caso aperte dalla magistratura (che sin qui, va detto, non hanno prodotto nulla di rilevante). Un anno in cui non sono certo mancate le relative polemiche politiche, con qualche caduta di stile. Col rapporto Bertoli il re è nudo (lo era già, ma lo è di più) e se ne sono accorti anche nel Sottoceneri. Non è mai troppo tardi.

Non se n’è accorto, invece, il Consiglio di Stato che in buona sostanza oggi rinvia tutto alla Commissione parlamentare d’inchiesta, perché organo di verifica e vigilanza. Nel senso che il resto del governo non è in grado di giudicare l’operato del direttore del Dss? C’è un’illegalità tramite la quale sono stati concessi 3,4 milioni a un perfetto sconosciuto, peraltro non in grado di svolgere il mandato, e non se ne conoscono i motivi. Ora, non vogliamo cadere nel facile populismo, ma cosa deve pensare l’opinione pubblica se il responsabile politico e istituzionale di quella illegalità continua a esercitare il suo controllo sugli uffici chiamati in causa? È prassi normale? Proprio no e ci sono i precedenti. Già in passato un ‘ministro’ è stato esautorato da alcune funzioni per palese incapacità di gestione. Perché in ballo c’è la fiducia nelle istituzioni, che è bene assai più prezioso persino di quei 3,4 milioni assegnati chissà perché. È anche compito del governo preservare il bene superiore. Affidarsi sempre e solo alla giustizia, penale o amministrativa – come è uso in questi tempi – dimostra non solo fragilità, ma anche scarsa considerazione della democrazia istituzionale.

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