Commento

La via pragmatica

23 gennaio 2018
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La nuova legge ticinese sulla prostituzione varata ieri dal Gran Consiglio è il risultato di cinque anni di lavori commissionali sul progetto di riforma del governo. Uno dei parti legislativi più lunghi e travagliati di questo cantone. Segno degli interessi contrapposti, e non di rado inconfessabili, che gravitano intorno al mondo a luci rosse.

Ebbene, la normativa appena approvata dal parlamento rappresenta un valido compromesso, merito in primis dei deputati che nella precedente e in questa legislatura si sono dati da fare per raggiungerlo: Greta Gysin (Verdi), Giorgio Galusero (Plr) e Amanda Rückert (Lega). Un valido compromesso frutto del pragmatismo, come durante il dibattito ha riconosciuto anche il popolare democratico Maurizio Agustoni, che considera il meretricio alla stregua della peste.

Pragmatismo d’altronde necessario, perché al netto di giudizi morali e considerazioni personali, l’esercizio della prostituzione in Svizzera è legale, a meno di cambiare il diritto federale. Ai Cantoni oggi non resta allora che regolamentare il sesso a pagamento, per evitare anzitutto che diventi terreno fertile per la commissione di reati penali. E un elemento qualificante di questa legge è l’articolo che rafforza la tutela delle vittime di sfruttamento e tratta. Per applicarlo forse occorreranno risorse umane. La po­litica ne sia consapevole. Altrimenti quell’articolo rimarrà lettera morta.

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