Commento

Nomina del pg, rischio pasticcio

(© Ti-Press / Benedetto Galli)
6 dicembre 2017
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A prescindere dalla preparazione scientifica dei quattro candidati, che non mettiamo in discussione (si tratta comunque di tre magistrati inquirenti in carica e di un ex pp), l’elezione da parte del Gran Consiglio del procuratore generale che subentrerà a John Noseda rischia di trasformarsi in un pasticcio. E sarebbe davvero un peccato. Per un paio di motivi. C’è in ballo una nomina molto importante. E ci sono di mezzo dei soldi pubblici. Quelli spesi per gli assessment disposti dall’Ufficio presidenziale del parlamento: ventimila e passa franchi per testare le capacità organizzative/manageriali degli aspiranti pg.

Il fatto è che la Commissione di esperti indipendenti – tenuta in base alla vigente Costituzione ticinese a esaminare e a preavvisare all’attenzione dell’autorità di nomina dei magistrati, cioè il Gran Consiglio, le nuove candidature – non avrebbe tenuto conto dell’esito delle valutazioni eseguite in ottobre dall’Istituto di psicologia applicata della Zhaw di Zurigo. Avrebbe considerato queste valutazioni non determinanti ai fini del proprio parere (peraltro formulato di recente) sulle quattro candidature alla carica di pg. Usiamo il condizionale, perché i motivi della posizione degli esperti riguardo agli assessment non sono (al momento) ufficialmente noti. Sarebbe però opportuno divulgarli per una questione di trasparenza, più che mai necessaria quando si deve designare la persona che, come stabilisce la Legge cantonale sull’organizzazione giudiziaria, dirigerà il Ministero pubblico, vigilando sull’attività dei procuratori pubblici. La decisione dell’Ufficio presidenziale del parlamento di sottoporre a un assessment, a una verifica delle capacità attitudinali, coloro che ambiscono alla poltrona di procuratore generale non aveva certo suscitato grande entusiasmo nella Commissione. Probabilmente la riteneva un’indebita ingerenza nel mandato attribuitole dalla Costituzione, quello appunto di esprimere un giudizio, non vincolante per il Gran Consiglio, sulle candidature. E tale preavviso, al momento, compete unicamente a lei.

Ma adesso che si fa con gli assessment? Nella scelta del nuovo procuratore generale il Gran Consiglio intende prendere in considerazione – anche – i risultati delle valutazioni effettuate dall’istituto zurighese? Se vi rinuncerà del tutto, ne prenderemo atto. Vorrà dire che si è gettato al vento denaro dei contribuenti. A meno di spiegazioni... convincenti. In ogni caso è auspicabile che si faccia chiarezza al più presto su come si vuole procedere per giungere senza particolari scossoni alla delicata elezione del pg. Apriamo una parentesi: gli assessment sono uno dei correttivi, sebbene non ancora in vigore, al sistema di nomina parlamentare delle toghe che il parlamento ha adottato lo scorso mese, approvando il rapporto del popolare democratico Maurizio Agustoni. Parentesi chiusa.

Vedremo allora cosa deciderà l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio nella riunione di lunedì prossimo. Se non si fa chiarezza, si corre il rischio di trasformare la nomina del pg, una nomina che deve godere del più ampio consenso possibile, in un pasticcio. Il che sarebbe musica per le orecchie di chi invoca l’elezione popolare dei magistrati, procuratore generale compreso.

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