Commento

Per chi suona la campanella?

(Carlo Reguzzi)
26 agosto 2017
|

Da lunedì a ritmare le giornate dei ragazzi (e di conseguenza anche di tante famiglie) sarà di nuovo la campanella scolastica. Diana presto, pranzo a casa o in mensa e fine delle giornate estive lunghissime, visto che ora va parecchio di moda fare iniziare la serata fuori casa dalle 22.

Uno pensa che i figli non escano, li vedi tranquilli a casa e poi… alle dieci di sera ti senti dire ‘Ciao, io esco…’. E, evidentemente, il rientro non potrà che essere dopo la mezzanotte! Ma non è di questa movida giovanile che vogliamo scrivere, magari anche con un po’ di nostalgia.

No, quello che vogliamo dire è che, dopo l’estatissima, tornerà una certa regolarità nelle vite di tante famiglie. E riecco anche la solita domanda: ‘Ma tu a scuola ci vai volentieri?’

‘Sì, – ti risponde qualcuno, spesso i più piccoli – perché ritroverò l’insegnante, ma soprattutto i miei compagni. Risposta rivelatrice di quanto siamo animali sociali e di quanto le ‘nuove famiglie’ (con al massimo due figli) e le strutture delle nostre città (senza più piazze né luoghi di aggregazione) non facilitino la vita comunitaria di ragazzi e ragazzini.

Più difficile è invece sentire qualcuno che dica: ‘Torno a scuola perché ho voglia di imparare’.

È come se si fosse persa la dimensione di questa conquista, che ha permesso alla società di enormemente progredire. Perché, detto in parole povere, più si è formati, più si è capaci di capire quello che sta succedendo attorno, e in definitiva più si è liberi. Non solo perché si vale in diplomi (e si può guadagnare di più sul mercato del lavoro), ma anche perché si è capaci di autodeterminarsi, cioè di capire se votare su quel tema in un determinato modo, o se dare fiducia a quel politico o accordarla a un altro, perché il primo ti sta turlupinando e via dicendo.

Oltre a questa dimensione e a questo ruolo della scuola, che va certamente riscoperto (possibilmente anche grazie allo sforzo di tanti docenti capaci di trasmettere le loro conoscenze con rinnovato entusiasmo), è altrettanto necessario e vitale che maturi nella politica cantonale e nella classe docente una nuova consapevolezza.

Ci stiamo lentamente – ma inesorabilmente – addentrando in un’era dove a farla da padrone saranno ‘nolens volens’ le tecnologie e l’intelligenza artificiale. Un’era, declinata al digitale, al web e ai social in tutte le loro salse, che richiede già oggi a tante aziende di ripensarsi e di riposizionarsi sul mercato. La scuola non può permettersi di stare alla finestra.

Ma quanto è cosciente dello tsunami che sta arrivando la politica? Le necessarie riforme (quelle giuste, veramente calibrate sul mondo che sta cambiando!) sono all’orizzonte? Abbiamo politici, formatori dei formatori e docenti sufficientemente attenti a questi cambiamenti strutturali, per chi si affaccerà presto sul mondo del lavoro e per chi dovrà venir riqualificato?

Oggi più di prima la scuola è chiamata a offrire tutta una serie di conoscenze fondamentali (che sono più o meno sempre quelle), ma anche a far spalancare gli occhi agli allievi su quello che sta succedendo di rivoluzionario nel mondo del lavoro. Insomma, bisogna essere molto più attrezzati di prima, perché mentre si stanno attuando cambiamenti in determinati settori, già ne stanno arrivando altri. Senza tregua. Ecco perché quella benedetta campanella è e deve fare in modo di rimanere utile, preziosa e al passo con i tempi!

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔