Commento

Officine: occorre chiarezza, è ora

(Tatiana Scolari)
18 agosto 2017
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Non sono bastate la realizzazione della galleria più lunga del mondo, nemmeno le recenti rassicurazioni delle Ffs. Loro, i 400 operai delle Officine di Bellinzona, non sono ancora usciti dal tunnel. Mesi fa si facevano due ipotesi: l’ottimizzazione della sede cittadina o il suo accorpamento con Biasca in un luogo, si diceva, ancora da definire. Mentre una decina di giorni or sono si dava per la maggiore il trasferimento delle nuove Officine. Unico punto fermo, emerso in un recente incontro della direzione Ffs con il governo, la volontà di disporre di una nuova struttura. Ma dove di preciso: via da Bellinzona? Eppure alla Città è stato chiesto di contribuire (con Berna) alla realizzazione di uno stabilimento all’avanguardia. E questo lo stesso giorno che è uscita la notizia di un collegamento Zurigo-Milano con fermata unica a Lugano che indebolisce di fatto la ‘Porta del Ticino’ suscitando tra l’altro diverse reazioni, da parte del sindaco e dell’Organizzazione turistica regionale.

Certo, va dato atto che le Ffs hanno investito somme considerevoli in Ticino, dotando (finalmente) Bellinzona e Lugano di stazioni al passo con i tempi con la messa in esercizio della galleria di base (dettaglio non irrilevante: la fattura è a carico della Confederazione). C’è un’altra cosa che non torna nell’annuncio, generico, di ricerca di luoghi sostitutivi per le Officine: se è vero (come detto dal Ceo Andreas Meyer) che si è all’inizio di un percorso nuovo, come mai le Ffs non hanno ancora contattato – almeno informalmente – i Comuni? È giusto che debbano essere gli stessi enti locali, all’oscuro di tutto, a scrivere all’azienda, nazionale, che pensa di trasferirsi dalle loro parti? Biasca e Castione hanno comunque già dichiarato il loro interessamento ad ospitare le nuove Officine (stupirebbe invero il contrario). Il Borgo ha sofferto il cantiere AlpTransit; come ad Arbedo-Castione c’è voglia di posti di lavoro, qualificati. Qui, alle porte di Bellinzona, si confida in uno sviluppo industriale che, si vorrebbe, portasse sbocchi ai residenti. Facile immaginare insomma che tra i due Comuni si inneschi una gara al miglior offerente, una sorta di corsa al ribasso. Opportuna, quando non sono ancora chiare le intenzioni delle Ffs? Certo, si potrebbe sempre gongolare accontentandosi dell’annuncio di dare un futuro alle Officine. Ma non va dimenticato che la mancanza di trasparenza (confusione?) sulle nuove Officine si somma ai numerosi richiami di sindacati e politica a rispettare gli accordi per il Centro di competenza (fortemente voluto da Municipio cittadino e Cantone) e alla maldestra caduta di stile dei vertici delle Ffs con l’opuscolo ‘Visioni e apparizioni in Ticino’ considerato offensivo. I ticinesi hanno fin qui sempre sostenuto le Officine. A novembre c’erano svariate centinaia di persone nel presidio contro Meyer in città. Nel 2008, all’annuncio della chiusura, erano sfilati in migliaia (anche a Berna) a gridare lo stesso slogan: ‘Giù le mani dalle Officine’. La politica, quando s’è mossa, ha cercato di dare delle risposte. Le Ffs facciano chiarezza sulle loro intenzioni.

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