Commento

La scuola vinca la paura

8 ottobre 2016
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La scuola è chiamata non solo a trasmettere nozioni: deve insegnare anche a non avere paura, perlomeno a vincerla, e quindi a essere persone libere. Deve allora insegnare a gestire le emozioni, a valutare razionalmente ogni situazione per non diventarne prigionieri. In breve, ad affrontare la vita in tutte le sue sfaccettature. Belle e brutte. Proprio per questo solleva alcuni interrogativi la decisione della Direzione del Liceo di Locarno di rinunciare, per la gita di maturità di quest’anno, alle grandi città e all’aereo per motivi anzitutto di sicurezza, ovvero per il timore di attentati.
Sia chiaro: sarebbe sbagliato, specie di questi tempi, eludere la questione. A maggior ragione deve interrogarsi chi, come un docente, ha non indifferenti responsabilità verso gli adolescenti. Opinabili, invece, possono essere le soluzioni al problema. Altre sedi di scuola media superiore non hanno voluto fissare paletti per quel che riguarda la scelta delle mete della gita di maturità. I vertici dell’istituto locarnese hanno agito diversamente, con una soluzione, riteniamo, discutibile o quantomeno di dubbia utilità. Il terrorismo di oggi, quello di matrice jihadista, colpisce ovunque, anche in Europa, come dimostrano gli attentati di questi anni. E nel mirino non ci sono soltanto le metropoli. Il terrorismo globalizzato non fa distinzioni. Basti pensare a quello che è accaduto nella tranquilla Nizza. Era prevedibile?
Adesso si rinuncia alle grandi città e domani? Cederemo ancora alla paura ed eviteremo di visitare mostre o di frequentare concerti e ristoranti? Ci rintaneremo nelle nostre case, cullandoci nell’illusione di essere totalmente al sicuro? Rischiamo la vita ogni giorno: fra le stesse pareti domestiche, sulla strada, in ufficio, al supermercato. L’insospettabile vicino, non necessariamente un jihadista, magari dell’ultima ora, può trasformarsi nell’invasato che apre il fuoco o uccide a colpi di machete. Anche l’imponderabile, insomma, fa parte della nostra esistenza. Si rischia la vita ogni giorno ma questo non dovrebbe limitare a priori la nostra libertà.
La decisione, legittima, del liceo sopracenerino serve più che altro a rassicurare le famiglie. Priverà però alcuni studenti di quella che potrebbe essere l’unica occasione di recarsi in una grande città e di godere delle sue molteplici offerte culturali, seguendo un percorso didattico definito dalla scuola. Certo, a pochi chilometri dal Ticino, dalla Svizzera ci sono realtà urbane, anche piccole, cariche di storia e dunque degne di essere conosciute. Ma Roma è Roma, Vienna è Vienna.
E c’è un aspetto che in prospettiva preoccupa. Quanto stabilito dall’istituto di Locarno è purtroppo la (ulteriore) conferma di come la paura di attentati stia condizionando le nostre scelte, persino quelle di un’istituzione come la scuola, per definizione luogo di sapere, di confronto, di libertà. La scuola che diviene così vittima indiretta di chi cerca di imporre con le armi e il sangue il proprio credo ideologico o religioso. Che finisce per subire il fanatismo che condanna. Se aneliamo a un mondo migliore, cominciamo a vincere la paura.

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