Commento

Marte e la libertà di stampa

4 maggio 2016
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È sempre istruttivo incontrare le nuove generazioni. Più si avvicina l’estate, più si fanno numerose le visite delle scolaresche in redazione. Arriva un po’ di tutto: ragazzi che hanno lavorato coi docenti sul tema del giornale e ti bombardano di domande per una buona oretta, e giovani – per fortuna in netta minoranza – che sembrano atterrati su Marte, per i quali i fatti del mondo sono arabo.
Ieri, nella giornata dedicata alla libertà di stampa, con una classe molto attenta, si è discusso proprio del nostro ruolo. A dire il vero saltando un po’ di palo in frasca, ma arrivando poi comunque al dunque. Quando si affronta il delicato capitolo della libertà di stampa è giusto, ci mancherebbe altro, iniziare con l’attirare l’attenzione su chi svolge il nostro lavoro in situazioni difficili, persino impossibili. Situazioni nelle quali i giornalisti, come pure i loro informatori, rischiano e possono venir imprigionati e uccisi. Purtroppo gli esempi che si possono fare al riguardo sono molti, anche relativamente a Paesi che hanno relazioni d’affari abbastanza importanti con la Svizzera (come ad esempio la Russia di Putin o la Cina). Poi, sempre guardando a quel che succede fuori dalle nostre frontiere, è giusto ricordare che vi sono anche giornalisti nostrani, inviati di guerra o sui fronti caldi, che rischiano la vita per raccontarci cosa succede in determinate aree devastate da conflitti, fame, rivolte e miseria. Un nome particolarmente noto ai nostri lettori è quello del collega Gianluca Grossi che da anni pubblica anche sulle nostre colonne reportage di grande qualità e cura una rubrica di pregio – ‘il senso del taccuino’ – sulla ‘Regione’ del sabato, abbinando sue foto e suoi testi. Ultimamente poi, Grossi ha pubblicato un volume di successo (‘Infiniti passi’, SalvioniEdizioni) nel quale racconta l’esperienza del suo ultimo viaggio coi profughi lungo la via dei Balcani. Questi sono sforzi importanti, fra mille rischi anche personali, compiuti per difendere la libertà di stampa.
E noi? Beh, noi giornalisti di una testata locale andando a conferenze stampa o trattando determinati dossier e notizie, coprendo le partite di disco su ghiaccio e i consigli comunali, non rischiamo certo la vita. Dobbiamo però aver sempre ben presente il nostro ruolo, che è quello di informare, di far capire perché una notizia vicino o lontana è importante, di essere anche pronti a non farci necessariamente troppi amici col nostro lavoro, anzi! Perché, a tratti, anche lo scrivere ci porterà a occuparci di fatti di interesse pubblico, rivelando notizie che non fanno piacere a chi esercita un determinato potere politico o economico e che gradirebbe che noi guardassimo da qualche altra parte.
Tutto questo per spiegare a quei ragazzi che ciascuno di noi, rispetto alle libertà fondamentali, ha anche dei doveri: tenerle vive e farle camminare in un impegno quotidiano. Succede del resto anche a loro andando a scuola. Se non hanno ben presente l’importanza della conquista del diritto all’istruzione, tutto sembra scontato e finisce per perdere valore. La visita al giornale è anche l’occasione per mostrare ai ragazzi il primo numero de ‘Il Dovere’, dalla cui fusione con ‘L’Eco di Locarno’ è nata questa testata. Era l’edizione del 1878 e tanti ragazzi allora non sapevano né leggere né scrivere! Ecco perché è importante ricordare di tanto in tanto che certi diritti, come certe libertà, non sono cadute dal cielo. Ma c’è stato chi ha fatto tante battaglie nei secoli per conquistarle. E c’è anche chi, in diversi angoli del mondo, ancora nel 2016, continua coraggiosamente e ostinatamente a provarci.

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