Commento

Tanto per darsi un senso di etica

22 dicembre 2015
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La Commissione etica della Fifa ha emesso il suo verdetto. Implacabile, esemplare. Probabilmente anche inutile ai fini di un vero ritorno all’etica dello sport. O semplicemente all’etica, in una società che al solo sentire il termine ridacchia sotto i baffi. Questo è il mondo dei furbi e se è pur vero che Sepp Blatter e Michel Platini in qualche modo han fatto i furbi, pagano un po’ per tutti e per un fatto tutto sommato marginale. Un paio di milioni in un contesto nel quale ne girano a centinaia, a migliaia. Un paio di milioni per i quali i Messi, i Cristiano Ronaldo, e tutta la combriccola di campioni e campioncini portati in palmo di mano dai dirigenti del calcio internazionale ed elevati ad esempi planetari, non si metterebbero neanche in testa di entrare in uno spogliatoio per cambiarsi. Altro che giocare, vuoi discutere? Tanto per dare un senso al termine etica. E, per l’appunto, la Commissione etica doveva dare un segno e lo ha dato. Forte. È un’annata così, nella quale ci si è accorti che si cominciava a esagerare con tutte le bustarelle incontrollate che svolazzavano in giro. Con tutte le voci. Così il ciclismo ha mandato a casa il vecchio presidente e ha messo alla gogna Lance Armstrong. L’atletica è nel mezzo di un vortice di doping per il quale per ora paga la Russia, perché ha accettato di pagare. Il calcio, che è la disciplina che conta – e costa ­– di più. E il calcio, per far vedere quanto è retto, ha ghigliottinato i regnanti. Il presidente della Fifa e quello dell’Uefa, destinato a succedere al primo. Blatter e Platini, ovviamente, ricorreranno e ricorreranno anche a ogni mezzo per farsi ripagare del torto. E, in un modo o nell’altro, verranno ripagati. Sulla scia dell’etica. L’impressione è che bisognava fare rumore. Un rumore forte che coprisse i sussurri che già cominceranno a circolare per rimettere in piedi quella formidabile macchina da soldi che è il calcio mondiale. Sarebbe allora edificante che questa ondata di etica ritrovata si interroghi, ma profondamente, sul senso di una fase finale della Coppa del mondo in pieno deserto che andrà a sconvolgere i calendari di tutti i campionati nazionali e delle coppe internazionali, proprio solo per interessi di moneta. E oltretutto per permettere di organizzarli a un Paese che non brilla per etica. E in questo il calcio è ben accompagnato: così, si organizzano olimpiadi invernali a Pechino, dove non ci sono montagne né neve, invece che in Kazakistan, dove tutto sarebbe costato meno. Ma vuoi mettere, poi, con il mercato successivo... L’etica è un lusso che non ci si può permettere e sono ben pochi coloro che si adoperano per preservarne il valore. Non lo fa il calcio mondiale, non lo fa lo sport in generale. Lo sport che sta degenerando. Ma non lo fa neanche la maggior parte dei politici belli lustri e dalla faccia pulita, che difendono solo interessi di casta. E sempre meno lo fanno i media, che saltano addosso a qualsiasi respiro per farlo notizia. Spesso, perché saltino fuori questi esempi di malcostume, ci vogliono gli americani. Che, a volte, con quel loro ricercare la verità fino in fondo riescono a sconquassare anche le organizzazioni più organizzate. Gli americani hanno smascherato Armstrong, hanno per primi scavato anche nel doping dell’atletica e loro hanno alzato il tappeto della Fifa facendo uscire un polverone. Non sempre gli americani lo fanno per puro senso della verità, ma anche loro perché ci si può sempre guadagnare qualcosa dagli errori altrui. Ci si fanno pagare i danni. Eticamente.

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