Commento

Polizia unica, un sì fuorviante

16 giugno 2015
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Delle due proposte approdate di recente ai banchi del Gran Consiglio sul tormentone polizia unica, quella di Claudio Franscella ci sembra oggi, a essere pragmatici, la più ragionevole. O se si vuole, la sola praticabile. Mettiamo in atto per il prossimo 1° settembre le otto regioni di polizia comunale e “nei due anni successivi” il governo valuti il funzionamento della nuova organizzazione: a quel punto vedremo, sulla scorta di elementi concreti derivanti dall’esperienza, se sia il caso o no di istituire in Ticino un unico corpo di polizia. Questa la ‘road map’ che il deputato popolare democratico sottopone all’approvazione del parlamento. In commissione però la maggioranza – risicatissima: una firma in più – ha sottoscritto il rapporto del leghista Angelo Paparelli, che sollecita il sì del plenum alla polizia unica e dunque all’avvio, da subito, dello studio per realizzarla. Paparelli scrive fra l’altro che “la creazione di un corpo di polizia unico è compatibile con l’implementazione della LcPol”, la Legge sulla collaborazione tra la Cantonale e le polcomunali – quella che prevede appunto le otto regioni con altrettanti Comuni polo – accettata nel marzo del 2011 dal Gran Consiglio, con oltre cinquanta voti favorevoli, e in vigore dal settembre di tre anni fa. Compatibile? In astratto. Pensiamoci bene. Se il parlamento dovesse seguire il relatore di maggioranza, con quale motivazione gli enti locali continuerebbero a impegnarsi, investendo energia e soprattutto denaro, per ottemperare alla LcPol – che fissa al 1° settembre 2015 l’entrata in funzione della nuova organizzazione – sapendo che si andrà comunque verso l’introduzione di una sola polizia? I fautori di quest’ultima dovrebbero, quantomeno per coerenza e per chiarezza nei confronti dei Comuni, compiere allora il passo successivo: chiedere l’abrogazione della LcPol. Un passo coraggioso, che il governo non ha fatto quando nell’aprile dello scorso anno ha varato il messaggio con cui accoglie la mozione Galusero per una polizia unica. Se in Gran Consiglio passasse il sì a mozione e messaggio, dovrebbe partire subito, stando al rapporto di Paparelli, lo studio finalizzato all’istituzione di una sola polizia. Ma come è possibile allestire uno studio serio se certi importanti scenari sono tutt’altro che consolidati? Il dispositivo di sicurezza contemplato dalla LcPol non è ancora operativo. Quanto al Piano cantonale delle aggregazioni, non siamo davvero in grado di fare previsioni attendibili sul numero dei Comuni in Ticino fra tre, cinque, dieci anni e dunque di dire se si giustifica una sola polizia o il mantenimento della Polizia cantonale e di corpi comunali. La regionalizzazione della Gendarmeria, altro aspetto che lo studio dovrebbe prendere in considerazione, scatterà fra qualche settimana, tuttavia anche qui ci vorrà del tempo per esprimersi su questa scelta strategica (per alcuni aspetti un ritorno al passato) della Polizia cantonale. Insomma il dibattito in parlamento su polizia unica sì, polizia unica no – nel programma (salvo rinvio) della sessione di settimana prossima – non potrà prescindere dal contesto generale nel quale, inevitabilmente, si inserisce. E il contesto è quello, delicato, dei rapporti fra Cantone e Comuni. Un sì in questo momento alla polizia unica potrebbe pregiudicare l’esito della discussione sulla riforma ‘Ticino 2020’ per una nuova e chiara ripartizione dei compiti tra i due livelli istituzionali. Cari enti locali, prendiamo atto degli sforzi da voi profusi sino ad oggi per rispettare la LcPol, è stato però un esercizio inutile, scusateci: è questo il (pessimo) segnale che il parlamento intende lanciare ai Comuni?

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