In vista del voto

Doppio voto per il Senato

7 novembre 2019
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Riflettiamo sul modo di scegliere i senatori. Il voto di appartenenza che ancora prevale è nato dalle grandi ideologie e dai principi alla base del nostro Stato e del sistema politico. Ma se i suoi meriti storici e culturali vanno riconosciuti, col tempo si è fatto più amico della pancia che della ragione ed è ormai a forte e costante rischio di quella faziosità che ha sovente fatto scadere le contese elettorali ticinesi in contrasti violenti e in insanabili spaccature del tessuto sociale. Poi, fortunatamente, il metodo elettorale ha permesso di scegliere candidati di liste diverse o di rinunciare a qualsiasi lista e, inoltre, si è fatta strada una cultura che valorizza l’autonomia di giudizio dei cittadini e permette di andare oltre il voto di parte. Purtroppo quest’apertura verso l’emancipazione è a sua volta a forte rischio. Da quando la destra estrema, la Lega in particolare, ha colto i malumori nella società, tendono a prevalere di nuovo le scelte di campo, condite dal malcostume politico della denigrazione dell’avversario. È il vento dell’intolleranza che offusca la ragione, il rispetto reciproco e il riconoscimento dei meriti altrui.
Se è innegabile che un discorso ideologico e di principio sarà sempre in gioco, è anche vero che nelle scelte possono pure prevalere calcoli tattici e il quadro attuale pare essere terreno fertile per tatticismi di ogni sorta. Ognuno dei quattro candidati rimasti in lizza può ancora ritagliarsi possibilità di successo. Gli alchimisti nostrani cucinano dietro le quinte minestre tattiche di ogni genere, che magari si neutralizzano reciprocamente, ma comunque disorientano il cittadino, finendo per allontanarlo dalle urne o da una scelta ragionata. Un imperativo potrebbe invero giustificare un voto tattico: impedire l’accesso al Senato del candidato Udc-Lega, visto che quella destra è la principale responsabile dell’attuale deriva della cultura politica, da noi, in Italia, in Germania, ovunque si volga lo sguardo. Il ‘voto contro’ il candidato Udc-Lega rischia però di avere il fiato corto e di infrangersi sulle logiche della rivalsa, al pari del voto unico (‘utile’): così ad es. votare secco l’uno degli altri tre candidati può far mancare voti ai due rimanenti e favorire il successo Udc-Lega, ecc.

Per un cittadino ragionevole resta un’opzione ragionevole: fondarsi sui principi e non rinunciare all’autonomia di scelta datagli dal sistema di voto. Anche oggi, di fronte all’emergenza ecologica, i principi restano quelli della modernità alla base della democrazia e dello Stato di diritto: libertà, eguaglianza e fratellanza. Principi declinabili in vari modi, ma efficaci quando considerati in modo equilibrato e saggio. Riferirsi a loro permette una scelta ragionevole di due candidati. Si faccia dunque ricorso senza patemi d’animo alla doppia scelta fra Carobbio, Merlini e Lombardi, tutti e tre degni rappresentanti di un discorso politico legittimo e con le ‘carte’ in regola per ciò che rappresentano e che hanno fatto a Berna. Con un messaggio ai tre: smettetela di strapazzare la cultura del dibattito (chi più chi meno), con cadute di stile antipatiche, e fate strada ad una prospettiva di buonsenso e di mediazione.

Per quanto mi concerne, in ragione dei principi evocati, il ticket non può essere che Marina Carobbio e Giovanni Merlini che, a loro modo e con priorità diverse, rappresentano i valori del socialismo responsabile e del liberalismo radicale, oltre a quelli della serietà, della competenza e dell’impegno incondizionato.

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