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Ma di che cosa stiamo parlando?

Nel 2020 in Ticino ogni 100 treni 90 erano in orario. Nel 2022, due anni dopo, ogni 100 treni 89 erano in orario. "Francamente, non mi sembra che ci sia un peggioramento drastico né significativo della situazione", avrebbe dovuto dire il giornalista conduttore del Quotidiano del 31 gennaio 2023, commentando obiettivamente i dati. Invece, questi dati sono stati commentati in prima serata facendo da megafono ai mal di pancia che leggiamo sui canali sociali. Anche il rappresentante delle ferrovie è caduto nella trappola dei giornalisti e ha iniziato a evocare possibili spiegazioni del disastro. Indubbiamente, in presenza di problemi seri nell’utilizzo del treno per gli spostamenti, sarebbe opportuno identificare le tratte, gli orari e i treni il cui cattivo funzionamento sia fonte di disagio per l’utenza e una potenziale ragione per spingerla a tornare a utilizzare l’automobile. Bisognerebbe inoltre verificare se nella statistica dei ritardi siano stati inclusi i treni soppressi. Lungi da me l’idea di banalizzare, ma per favore non commentiamo dei dati globali che non dicono niente, facendogli dire quel che si vuole o quello che il telespettatore frustrato vuole sentirsi dire per poter parlare male "di quelli di Berna" o del "guverno". A tutti saranno capitate delle soppressioni di treni o dei ritardi – succede, certo –, ma i dati sono chiari: 9 volte su 10 funziona perfettamente e, finalmente, abbiamo un ottimo servizio anche in Ticino, con materiale rotabile di ultima generazione. Non per nulla l’utenza è in forte aumento. Se a ciò aggiungiamo che negli ultimi anni l’offerta e la qualità del trasporto pubblico su gomma sono altresì notevolmente migliorate in diverse regioni del cantone, potremmo avere un atteggiamento un po’ meno negativo e più composto.

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