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Aumentare le spese militari? A scapito di chi?

Il conflitto in Ucraina ha fornito il pretesto per giustificare aumenti di spesa militare in tutta Europa, Svizzera compresa, per proteggersi da una scontata (?) aggressione russa. Come stanno però effettivamente le cose?

Attualmente i 28 Paesi europei membri della Nato (esclusi quindi Stati Uniti e Canada) possono contare su ca. 2,44 milioni di forze permanenti (esercito, marina, aviazione ecc.) e su ca. 3,9 mio di riservisti, per un totale di ca. 6,3 mio di forze mobilitabili. La Russia dal canto suo può contare su ca. 900’000 effettivi permanenti e su ca. 2 milioni di riservisti, per un totale di ca. 2,9 mio di forze mobilitabili. Le capacità militari collettive dei 30 Paesi che compongono la Nato superano la Russia in termini di aerei di quasi 5 volte, di potenza navale di 4 volte, mentre a livello di carri armati le forze praticamente si equivalgono. L’arsenale nucleare di Stati Uniti, Regno Unito e Francia ammonta a 6’065 testate nucleari, quello russo a 6’255.

Nel 2021 i Paesi europei della Nato hanno speso complessivamente ca. 336,5 miliardi di dollari, a fronte dei 65,9 mia spesi dalla Russia. Da soli i 3 maggiori Paesi europei (Regno Unito 72,7, Germania 64,7, Francia 58,7) hanno speso complessivamente la cifra di ca. 196 mia di dollari, ossia 3 volte le spese della Russia, mentre gli Stati Uniti 11 volte tanto (ben 811 miliardi di dollari!)

A fronte di queste cifre, l’affermazione secondo cui la Russia rappresenti una seria minaccia per l’Europa appare alquanto pretestuosa. Piuttosto che spendere di più, sarebbe invece più saggio spendere meno (ma meglio). Dopotutto le risorse economiche degli Stati europei, incluso il nostro, non sono illimitate, e dedicarle in preda all’isteria a proteggerci da una ipotetica aggressione russa significa limitarle altrove.

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