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Antiamericanismo e manicheismo

È in allarme per la democrazia chi "da sempre", cioè da tempi meno sospetti, quotidianamente si è mantenuto informato in modo imparziale un po’ su tutti i temi, politici, economici, militari, di salute, perché vede emergere una categoria di prepotenti verbalmente violenti, seguiti da un esercito di imitatori, che vogliono imporsi agli altri con tesi scaturite da due sorgenti: i pregiudizi legati alla loro identità e le fake news. Passando via via da un tema dominante a un altro, improvvisamente sostengono tesi avventate, senza rendersi conto che non stanno in piedi, perché, come pezzi inseriti sbagliati in un puzzle, non sono congruenti con i fatti precedenti, che loro non conoscono, o negano. I difetti delle loro argomentazioni: 1) pregiudizi: l’AntiAmericanismo (AA); 2) manicheismo: uno può essere solo o sempre cattivo o sempre buono; 3) logica semplicistica: Putin è nemico del mio nemico Usa, perciò è mio amico; 4) il loro credo di fondo: c’è un’alleanza di cattivi pronti a danneggiarci. Nel ’68 AA andava di moda (Vietnam, capitalismo) ed è stato messo già nella culla a tutte le generazioni successive, per cui oggi è "normale" lo scetticismo dilagato nei confronti degli Usa. Mentre la libera stampa occidentale ha sempre potuto riportare malefatte di soggetti Usa (4), non faceva notizia l’immutabile, censurata vita sotto le dittature comuniste russa e cinese. Non procurava simpatie. Per darsi conferma del pregiudizio AA, qualunque situazione viene reinterpretata come utile ai cattivi Usa: la corsa agli armamenti è il loro business (2). Non riescono ad accettare che anche negli Usa si possa sinceramente voler correre in aiuto all’Ucraina (2). Soprattutto non si chiedono: "Preferirei vivere sotto il giogo di Putin, in mezzo a una popolazione pronta a fare la spia?" (3).

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