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La ‘nostra’ neutralità di sempre

Più di quarant’anni fa lavoravo come operaio in un colosso dell’elettrotecnica con sede ad Aarau. Nel 1979 la ditta festeggiò i suoi 100 anni di attività e per l’occasione pubblicò un libro nel quale tra le altre cose si vantava di aver sempre permesso alle maestranze svizzere di lavorare anche durante il secondo conflitto mondiale, grazie alle commesse del regime nazista tedesco per la realizzazione dell’elettrificazione delle recinzioni dei diversi lager sul territorio tedesco e austriaco. Modestamente mi sembra che la neutralità di allora sia uguale a quella di oggi, anche se definita con giri di parole diversi dal "cavallo di Troia" Udc quale è il "nostro" Ministro, figli del triste e pluridecennale pensiero unico: sovranisti con le società locali e internazionalisti con i capitali. Ma è possibile che oggi, tra intellettuali da divano e politici da scranno, nessuno pensi più al buon metodo Gandhi? Fintanto che l’economia con il chiodo fisso del Pil sarà dominante ne pagheremo tutti le conseguenze a livello ambientale, sociale e democratico. Forse dovremo raggiungere anche noi i 47°C del Portogallo ma non basterà...

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