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Tortura e quasi uccide, ma va compreso

Nel suo intervento sulla "Regione" di mercoledì 25 maggio, Greta Gysin elenca un elenco impressionante di cifre riguardo alla violenza sulle donne. Tanto per riassumere: nel nostro Paese si registra un femminicidio ogni due settimane. "Per quanto i dati siano agghiaccianti – rileva la Consigliera nazionale – la realtà è ancora peggio: solo una parte delle vessazioni (si stima tra l’8 e il 15%) viene segnalata alla polizia".

Ebbene, proprio il giorno prima i nostri giornali hanno riportato la notizia di un ridimensionamento della condanna di un bel tomo che per anni (ripeto: anni!) ha vessato per non dire torturato la sua compagna. Una lesione permanente a un occhio, rottura di denti causata da qualche pugno, frattura di entrambi i polsi che accompagnano quelle – dolorosissime: ogni respiro è un tormento – alle costole e una prolungata stretta al collo che per poco non portò la sventurata alla morte. Tutto documentato nero su bianco da un attestato medico che in prima istanza portò alla condanna del bel tomo a 6 anni e sei mesi di galera. Sacrosanti! In sede di ricorso la procuratrice (donna) chiede un inasprimento della pena a otto anni. L’avvocato difensore (maschio) riesce viceversa a ottenere dal giudice (maschio) un bel regalino dalla Corte d’Appello: la pena viene quasi dimezzata a soli 3 anni e mezzo. Eh sì, il bel tomo – poverino! – va compreso: faceva uso di cocaina…

Orbene, non sono certo un giurista né tantomeno un giustizialista. Mi pongo tuttavia qualche domanda. Una su tutte: è così che la nostra società, tra tanti vacui blabla, pensa di arginare la violenza sulle donne?

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