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Dai semi alle guerre

Nel dileggio di stampo razzista, nell’arrogante supponenza di credersi migliori, risiedono e si annidano i potenziali semi di tutte le guerre. Nel cavalcare e fomentare ad arte la paura del diverso come possibile nemico stanno e covano i venti di guerra, inesauribile fonte di ricchezza per chi vive di armamenti. Nelle politiche nazionaliste farcite di patriottismo che inneggiano all’eroe pronto a battersi e morire maturano le premesse che portano l’uomo a imbracciare il fucile e a sparare.

Non basta infatti consegnare il fucile all’uomo, occorre prima motivarlo a usarlo ed è quello che molto bene storicamente hanno fatto e stanno tuttora facendo nei vari centri di potere più o meno occulti che governano il mondo. Nell’ipocrita giustificazione di armarsi e operare nel nome della nostra sicurezza e quella dei nostri figli, si celano affari multimiliardari che umiliano e sconcertano l’umana ragione. Nella storia che si ripete perché mai veramente dibattuta e affrontata in chiave critica, ma spesso sorretta da perniciose analisi fatalistiche sull’inevitabilità della guerra, si celano e maturano i semi di nuovi inevitabili scontri.

Nella cultura fascista del credere obbedire e combattere, oggi edulcorata ma pur sempre presente, specie in ambito militare, maturano i germi dell’asservimento al potere, livida palude e cimitero di ogni vera libertà.

Solo nel rifiuto della logica perversa e falsa della sicurezza armata è possibile costruire un futuro di speranza in un mondo migliore. Solo la personale determinazione e resistenza di ognuno, volta al rifiuto di questa logica perversa, può condurre a un percorso di pace affossando le forze menzognere e malvagie che seminano, nutrono e coltivano lo scontro armato per miseri fini di bottega e di potere.

In questa logica perversa, i movimenti pacifisti presenti un po’ ovunque nel mondo, furono sempre dagli Stati derisi e messi all’angolo, perché non funzionali al business perverso e criminale della corsa agli armamenti che attanaglia il mondo. Criminale ricattare oggi il mondo con l’uso dell’arma atomica, ma più scellerati coloro che prima ne hanno promosso la sua realizzazione, Stati e scienza compresi. Già nel lontano 1958 ambienti patriottici e militari volevano dotare la Svizzera dell’arma atomica e, ancora di recente il saggio Consiglio federale si rifiutò di firmare il trattato sulla proibizione delle armi nucleari.

Chi veramente vuole la pace non prepara mai la guerra, ma prepara la pace.

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